Torna l’incubo del Cinipide galligeno, il terribile parassita che minaccia la salute degli 800.000 ettari di castagneti sparsi in tutta Italia. A lanciare l’allarme questa volta sono gli apicoltori italiani, riuniti a Montalcino per la “Settimana del Miele”, che evidenziano come – a giudicare il comportamento delle api - la preziosa varietà arborea rischia di scomparire davvero.
Torna l’incubo del Cinipide galligeno, il terribile parassita che minaccia la salute degli 800.000 ettari di castagneti sparsi in tutta Italia. A lanciare l’allarme questa volta sono gli apicoltori italiani, riuniti fino a ieri a Montalcino per la “Settimana del Miele”, che evidenziano come – a giudicare il comportamento delle api – la preziosa varietà arborea rischia di scomparire davvero.
Il Cinipide è un parassita che attacca le chiome dei castagneti, li sfibra e li porta all’essicazione progressiva. Se questo trend dovesse continuare, non solo morirebbero migliaia di alberi di castagno, ma verrebbe meno anche la produzione di miele di castagno, una delle più pregiate.
Il segnale arriva, infatti, proprio dalle api che, grazie al loro preziosissimo lavoro di impollinazione riescono a captare prima i segnali di squilibrio nella natura fungendo un po’ da sentinelle. E a quanto pare, sono proprio loro che non riescono più a trovare fiori da impollinare riducendo drasticamente la produzione di miele di castagno.
“Rispetto agli altri Paesi del mondo, le nostre api stanno bene – ha detto Francesco Panella, presidente dell’Unaapi – e sono tornate in salute grazie alla sospensione dei neonicotinoidi, insetticidi killer che spopolano gli alveari, il valore reale del business del miele italiano, se si considera il servizio di impollinazione fornito dalle api all’agricoltura, supera i 2,5 miliardi di euro. La speranza degli apicoltori è tutta riposta nella celere diffusione di un predatore del parassita, un insetto che viene allevato e lanciato in tutto il Paese dalle amministrazioni regionali – in coordinamento con il ministero dell’Agricoltura – per realizzare la lotta biologica».
Un danno economico quindi, ma anche ambientale. E c’è di più:
“Il contenimento – ha concluso Panella – può dare importanti risultati solo se verrà sufficientemente diffuso lo specifico predatore. E a rischio, non c’è solo il miele di castagno, ma anche l‘eucalipto: negli oltre 60.000 ettari a eucalipto del nostro Paese si è diffuso quest’anno un parassita “d’importazione” (un insetto simile a una piccola vespa) che provoca effetti disastrosi, prima con defogliazione e quindi con la morte delle piante”.