Trivellazioni: di nuovo a rischio il Canale di Sicilia in nome del petrolio

L'incubo delle trivelle torna a minacciare il bellissimo e incontaminato mare siciliano. E così, invece di tutelare le incontrastate bellezze del Canale di Sicilia con aree marine protette, nuove richieste per esplorazioni petrolifere offshore sono state presentate per il cosiddetto “Banco Avventura”, una zona di mare a 26 miglia da Favignana e poco distante da Pantelleria.

A minacciare questo pescosissimo tratto di mare, scrigno di biodiversità marina – come ha anche dimostrato Greenpeace che, proprio in questi giorni, ha documentato con foto e video l’enorme bellezza e il valore biologico dell’area nel suo rapporto “Le mani sul tesoro” – stavolta è l’Audax Energy, già famosa nel Canale per le esplorazioni in acque tunisine.

Come ricorderete proprio in questo tratto di mare al largo di Pantelleria, lo scorso febbraio venne bocciato dalla Regione il progetto per la costruzione di un impianto eolico off-shore da parte della Four wind srl proprio per l’alto valore ambientale dell’area e per la sua appartenenza alla rete “Natura 2000”, ma anche per il pericolo sismico e la difesa del sistema ittico. Ora invece Audax ha fatto pervenire la richiesta di permesso per trivellare questa stessa zona, per un area di 650 chilometri quadrati, alla ricerca di petrolio.

Come riporta anche Marsala.it la cosa singolare è che la relazione presentata al Ministro per avere il via libera è stata scritta dalla Peal Petroleum sulle analisi coordinate dal geologo Luigi Albanesi, oggi amministratore unico dell’Audax e al centro di polemiche per un’analoga relazione presentata da un’altra società per le trivellazioni di fronte al mare di Sciacca ricca di imprecisioni ed errori grossolani come sottolineò tempo fa anche la trasmissione Report.

Ed effettivamente, come fa notare anche Greenpeace, l’Audax Energy Ltd (ADX) si sta muovendo attraverso una piccola compagnia, l’Audax Energy Srl, di cui è totalmente proprietaria ma con sede legale in Italia e con un capitale sociale assolutamente irrisorio di 120.000 euro. “Un modo per evitare ogni tipo di responsabilità in caso di disastro ambientale in quest’area estremamente sensibile per l’ecosistema marino”.

Mentre gli italiani sono ancora in vacanza – afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia – invece di tutelare le bellezze naturali di cui il turismo vive, si moltiplicano i piani per distruggere i nostri mari. I banchi del Canale di Sicilia sono ricchissimi di biodiversità. È inammissibile che vengano svenduti per minacciosi progetti di ricerca, richiesti da compagnie petrolifere tramite una documentazione troppo spesso viziata e insufficiente a dare alcun tipo di garanzia“.

L’associazione arcobaleno ha raccolto, a bordo della Rainbow Warrior, una notevole documentazione fotografica a “conferma di come la zona conservi aree spettacolari e ospiti anche importanti aree di riproduzione di specie commerciali come il nasello e la triglia”. Per questo Greenpeace contrappone alle richieste delle compagnie petrolifere la proposta di dichiarare invece l’area una riserva marina che vieti nelle aree più sensibili qualsiasi attività estrattiva, compresa la pesca

Il disastro della Deep Water Horizon e il più recente sversamento di petrolio al largo delle coste scozzesi non lasciano dubbi: queste attività sono una minaccia inaccettabile per il mare e per le popolazioni costiere che da esso dipendono. Chiediamo con urgenza al Ministro dell’Ambiente, l’On. Prestigiacomo, di bloccare ogni folle progetto di esplorazione petrolifera nel Canale di Sicilia e di attivarsi immediatamente per garantire la dovuta tutela per le aree più vulnerabili” – conclude Monti.

La decisione del ministro Stefania Prestigiacomo, che sarebbe dovuta arrivare oggi, è stata rinviata al 24 settembre.

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