Incentivi rinnovabili: niente tagli nel DL Manovra firmato da Napolitano

Giallo rinnovabili risolto: niente tagli. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitanto ha firmato il DL Manovra e, sembra orami certo, nella versione ufficiale destinata già oggi alla Gazzetta Ufficiale non ci saranno i temuti tagli del 30% agli incentivi per le energie rinnovabili. Gli operatori del settore possono tirare un sospiro di sollievo e sperare, come dichiarato ieri dal Comitato Ifi, in una politica futura che sia di sostegno al settore.

Giallo rinnovabili risolto: niente tagli. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitanto ha firmato il DL Manovra e, sembra orami certo, nella versione ufficiale destinata già oggi alla Gazzetta Ufficiale non ci saranno i temuti tagli del 30% agli incentivi per le energie rinnovabili. Gli operatori del settore possono tirare un sospiro di sollievo e sperare, come dichiarato ieri dal Comitato Ifi, in una politica futura che sia di sostegno al settore.

Ripercorriamo brevemente le tappe di un giallo ( tagli sì, tagli no) che ha suscitato nei giorni scorsi molte reazioni, polemiche e, addirittura, accuse di dilettantismo agli esponenti del Governo: lo aveva detto Gianni Silvestrini, presidente di Kyoto Club, che ha definito dilettanti allo sbaraglio” i ministri di riferimento. A causare un tale epiteto è stata l’introduzione dei tanto temuti tagli e poi la loro scomparsa in due diverse versioni sottoposte al Colle con irritazone di Napolitano: se, infatti, il testo da ultimo sottoposto al Quirinale non contiene tagli, la bozza inviata in precedenza dal MInistero dell’ Economia vedeva la presenza di una norma, voluta dalla Lega, che stabiliva che i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010.

La Lega, infatti, aveva promosso una battaglia contro il caro-bolletta elettrica che avrebbe dovuto portare ad una riduzione del 30% della stessa. Una riduzione che, però, a detta di molti, sia da parte di oppositori politici che da parte di associazioni ambientaliste e delle rinnovabili, sarebbe stata irrisoria e la misura non avrebbe compensato, invece, le ripercussioni negative al comparto delle rinnovabili, un settore che riesce a dare anche molti posti di lavoro, i cosiddetti green jobs. Su questo genere di rivendicazioni avevano trovato una convergenza il WWF, Legambiente, Kyoto Club, CGIL ed alcuni esponenti del PD.

Più cauto, invece, il giudizio dei circoli ambiente, secondo i quali sarebbro necessari limiti massimi di spesa per gli incentivi ma, in ogni caso, sarebbero da eliminare tagli trasversali al settore delle energie rinnovabili. Giaà il 30 Giugno, poi, alle prime avvisaglie di tagli per le rinnovabili, le associazioni APEr ANEv, ANIE/Gifi avevavno fatto pesantemente criticato la bozza, suggerendo modifiche ad altre componenti della bolletta elettrica, tra cui la componente A3 della tariffa o alla componente IVa. Tali misure, infatti, e non i tagli alle rinnovabili in in un primo tempo voluti, potrebbero assicurare riduzioni in bolletta per aziende e consumatori.

Bollette che, stando all’ Authority, rimangono tra le più alte d’Europa: nel secondo semestre italiano, infatti, le imprese italiane avrebbero pagato prezzi dell’energia elettrica, al lordo delle imposte, superiori alla media europea, per tutte le classi di consumo. L’allarme viene lanciato nella Relazione dell’autorita’ dell’Energia. “Con riferimento alla classe di consumo 500-2.000 MWh/anno, una delle più rappresentative per il mercato italiano, i prezzi medi italiani risultano superiori del 26% al lordo delle imposte, rispetto ai livelli medi europei”, spiega la Relazione. La crisi libica avrebbe fatto la sua parte: se, infatti, non minaccia la sicurezza delle forniture di petrolio, tuttavia rimane il rischio-prezzi: “Con una produzione di 34,5 milioni di barili al giorno nel 2010, inclusi i gas liquidi oltre al greggio, la produzione Opec ha praticamente raggiunto il livello del 2007 – si legge nella relazione – ma e’ ancora lontana dal massimo di 35,6 milioni di barili al giorno, toccato nel 2008. Non ci sarebbero, inoltre, problemi per un aumento anche significativo della produzione, considerando la capacita’ inutilizzata nei paesi Opec, stimata dall’Aie in circa 5 milioni di barili al giorno, che potrebbe essere resa disponibile nel giro di 30 giorni”.

Anche senza la prosuzione libica, spiegano dall’ Autorità, “rimane un margine più che sufficiente per coprire la domanda attesa nel corso del 2011. Tuttavia, desta preoccupazione lo sviluppo di alcuni nuovi strumenti speculativi, introdotti in tempi recenti, che rimettono in pericolo la stabilita’ finanziaria. Secono la relazione, dunque, nel 2011 le condizioni non promettono bene per l’andamento del prezzo anche nella restante parte del 2011: la dipendenza energetica dell’Italia supera l’80%. Il Presidente dell’Authority Guido Bortoni ha spiegato che “i sistemi energetici, non solo europei, stanno vivendo un periodo di grande cambiamento. Fattori strutturali si affiancano a dinamiche congiunturali nel delineare un nuovo contesto che sostituira’ gli archetipi abituali nell’energia con nuovi paradigmi. La crisi economica e finanziaria, con la conseguente contrazione dei consumi, le tensioni sui mercati delle materie prime, il ripensamento sulle fonti primarie da utilizzare, quale il nucleare, la crescente attenzione ai cambiamenti climatici, il trend di sviluppo delle fonti rinnovabili e della generazione diffusa – comparti ancora caratterizzati da una fase nascente di ‘caos creativo’ – le grandi possibilita’ di evoluzione tecnologica di settori precedentemente ritenuti maturi e l’instabilita’ politica di aree-chiave per la fornitura delle materie prime energetiche: sono tutti fattori che impongono un’ampia riflessione sia sugli obiettivi energetici che sulla scelta di adeguati strumenti per il loro raggiungimento”, ha concluso Bortoni.

Scenari confusi, dunque, e negli ultimi giorni sembra prorpio che anche il Governo ci abbia messo del suo. Tornando al giallo dei tagli alle rinnovabili, infatti, va registrata anche la dichiarazione di ieri del sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia:

Quando ho letto quei commi nella bozza della manovra sono sobbalzato e mi sono chiesto se era possibile che il governo facesse una cosa così improvvida. La risposta me la sono dato due giorni dopo: non c’era, non c’e’ e non ci sarà”. Saglia commenta così la presenza dei tagli alle rinnovabili, norma che aveva causato le rassicurazioni della Prestigiacomo e l’irritazione del Ministro Romani che, infatti, pare che si sia adoperato molto per escluderli dal testo definitivo. Parlando a margine dell’assemblea dell’Anigas, Saglia ha spiegato che stiamo lavorando con impegno formidabile per creare un equilibrio costi-benefici” nel settore degli incentivi alle rinnovabili, “un intervento a gamba tesa come questo avrebbe distrutto il sistema”.

Fallo da epsulsione, ma qualcuno lo ha comunque fatto: solo ieri, a ora di pranzo le agenzie avevano diffuso il testo che sarebbe stato trasmesso al Colle, che conteneva i tagli agli incentivi. Nel governo è stato caos. Gianfranco Micciché ha minacciato sfaceli, “in Parlamento ci sarà da divertirsi”. Stefania Prestigiacomo ha poi ottenuto rassicurazioni da Palazzo Chigi che i tagli non ci sarebbero stati. E insieme a Paolo Romani hanno messo nero su bianco che “no, non risultano tagli”. Tuttavia ieri sera circolava ancora il testo del provvedimento comprensivo dei tagli. Poi finalmente, sulla sera, è arrivata una nota informale: il provvedimento inviato alle 12.30 dalla Presidenza contiene, all’articolo 35 solo nove commi. Mancano il 10 e l’11, quelli ‘incriminati’ che prevedono i tagli agli incentivi.

Sospiro di sollievo.

Andrea Marchetti

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