Allergie e cambiamenti climatici

Avevamo già visto come le emissioni di CO2 favoriscono l'aumento delle allergie. Ma come influiscono invece i cambiamenti climatici? L'alterazione del clima fa aumentare le allergie in quanto provocano una mutazione della mappa del polline in tutta Europa: i cipressi e le betulle, infatti, fioriscono prima e più a lungo rispetto a 20 o 30 anni fa, una disdetta per i soggetti che soffrono di allergie, costretti ad aumentare e prolungare il periodo di trattamento con gli antistaminici, che in certi casi provocano anche sonnolenza, e quindi influiscono sulle capacità lavorative e sulla soglia di attenzione di chi li assume

Avevamo già visto come le emissioni di CO2 favoriscono l’aumento delle allergie. Ma come influiscono invece i cambiamenti climatici? L’alterazione del clima fa aumentare le allergie in quanto provocano una mutazione della mappa del polline in tutta Europa: i cipressi e le betulle, infatti, fioriscono prima e più a lungo rispetto a 20 o 30 anni fa, una disdetta per i soggetti che soffrono di allergie, costretti ad aumentare e prolungare il periodo di trattamento con gli antistaminici, che in certi casi provocano anche sonnolenza, e quindi influiscono sulle capacità lavorative e sulla soglia di attenzione di chi li assume.

Bisogna considerare, poi, l’aumento dei costi per il sitema sanitario nazionale, non solo per il singolo individuo. Tutte queste considerazioni, ed uno studio approfondito sul cambiamento della mappa dei pollini dovuto ai cambiamenti climatici, sono stati pubblicati sulla rivista “Allergy“. Lo studio, intitolato “Projections of the effects of climate change on allergic asthma: the contribution of aerobiology” è stato condotto da Lorenzo Cecchi, del Centro interdipartimentale di Bioclimatologia dell’ateneo di Firenze, insieme ad altri ricercatori dell’European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) e dell’European Respiratory Society.

L’EAACI, fondata a Firenze nel 1956, è una associazione medica tra le più importanti a livello europeo nel campo della ricerca sulle allergie e sulle malattie del sistema immunitario come asma, riniti ed eczemi. Secondo Cecchi è necessario un coordinamento tra i vari istituti europei che si occupano di monitorare tipologie e livelli di pollini, visto anche che i cambiamenti climatici acuiranno i problemi.

Secondo Cecchi, infatti, “la disponibilità di questa serie di informazioni è fondamentale per capire i cambiamenti in corso e prevedere il futuro. L’UE deve finanziare questo tipo di progetti di ricerca”. Per chi abita nell’area fiorentina, in ogni caso, c’è una buona notizia: il Centro di Bioclimatologia, in collaborazione con Arpat, elabora settimanalmente il bollettino previsionale dei pollini e delle spore fungine per l’area di Firenze, disponibile on line. A livello nazionale, invece, ricordiamo POLLNET il recente e analogo servizio lanciato dall’ISPRA per monitorare e mappare i pollini in tutta Italia in modo da non farsi trovare impreparati.

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