In Brasile il governo di Dilma Rousseff ha annunciato che sul territorio amazzonico verranno create nuove aree protette, sottoposte a vincoli legislativi, con l’obiettivo di salvaguardarne la biodiversità e renderle immuni dall’azione dell’uomo. E quando l’annuncio si trasformerà in decreto e si passerà quindi ai fatti, quasi la metà del territorio dell’Amazzonia brasiliana sarà ufficialmente protetto per legge.
![amazzonia_brasiliana](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2011/04/amazzonia_brasiliana.jpg)
Nell’anno internazionale delle foreste, finalmente arriva una buona notizia. In Brasile il governo di Dilma Rousseff ha annunciato che sul territorio amazzonico verranno create nuove aree protette, sottoposte a vincoli legislativi, con l’obiettivo di salvaguardarne la biodiversità e renderle immuni dall’azione dell’uomo.
E quando l’annuncio si trasformerà in decreto e si passerà quindi ai fatti, quasi la metà del territorio dell’Amazzonia brasiliana sarà ufficialmente protetto per legge.
Se sommiamo infatti le riserve indigene presenti, le unità di conservazione ambientale (dove è possibile fare un uso sostenibile delle risorse rinnovabili), le riserve naturali e i parchi nazionali e statali, già oggi interamente protetti, si arriverà a coprire il 44% del totale della superficie dell’Amazzonia brasiliana, ovvero un quarto della superficie del Brasile.
A mettere nero su bianco la situazione è un rapporto pubblicato in questi giorni dall’Isa (Instituto Socioambiental) e dall’Imazon (Instituto do Homem e do Meio Ambiente da Amazonia), che ha evidenziato (oltre agli aspetti positivi) anche la carenza di personale e di strutture adeguate per la sorveglianza del territorio.
Anche perché il dossier mette in evidenza come in un decennio – tra il 1998 e il 2009 – la deforestazione nelle aree protette abbia comunque raggiunto 12.204 km2 ovvero il 47,4% della deforestazione accumulato fino al 2009 all’interno delle riserve naturali e delle terre indigene. Inoltre, una vasta rete di strade illegali è stata costruita nelle aree protette e in particolare sull’unità di conservazione di uso sostenibile dove ci sono 17,7 km di strade per 1000 km2 sotto protezione e gran parte di queste vie è legata al disboscamento illegale.
Facendo un rapido conteggio infatti – emerge dallo studio – ogni addetto (tra guardie forestali e funzionari dell’Ibama, l’Istituto cui spetta il compito della protezione dell’ambiente,) dovrebbe controllare per assurdo oltre 1.800 chilometri quadrati di parchi e riserve. Si tratta quindi di un sistema che non riesce a garantire il rispetto della legge.
Per questo le due associazioni propongono che il consolidamento delle aree protette dovrebbe avvenire oltre che per legge anche attraverso una serie di azioni mirate e coordinate a partire da una migliore gestione delle risorse finanziarie da destinare a queste aree, il riconoscimento delle terre indigene, la redazione di piani strategici di gestione territoriale mirati e rafforzando la lotta alle attività illegali.
Verdiana Amorosi