Risparmiare non significa dover rinunciare a cibi di qualità da mettere sulle nostre tavole. Soprattutto se si decide di impegnarsi nell’autoproduzione e se si scelgono canali d’acquisto diversi da quelli abituali e che si stanno diffondendo sempre di più in tutta Italia.
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Risparmiare non significa dover rinunciare a cibi di qualità da mettere sulle nostre tavole. È vero, spesso sia nei comuni supermercati sia nei negozi specializzati nella vendita di alimenti biologici, il costo dei cibi bio è superiore.
Un fattore questo che, soprattutto in tempo di crisi, fa spesso rinunciare, ad esempio, a frutta e verdura coltivate senza l’ausilio di pesticidi chimici e sostanze dannose a causa dei prezzi troppo elevati. Ma è comunque possibile mangiare bio senza spendere una fortuna, soprattutto se si decide di impegnarsi nell’autoproduzione e se si scelgono canali d’acquisto diversi da quelli abituali e che si stanno diffondendo sempre di più in tutta Italia.
Coltivare l’orto sul balcone
Si tratta della soluzione ideale per chi vive in appartamento e non ha uno spazio verde a propria disposizione, per chi lamenta di avere poco tempo e di non avere nemmeno il pollice verde. Gli orti urbani sono sempre più diffusi e, in libreria o, ancora meglio, in biblioteca, si trovano con facilità libri e guide dettagliate che vengono in aiuto ai principianti. Anche Internet è una fonte preziosa e ricca di informazioni sull’argomento. Tuttavia, non abbiate timore di chiedere dei consigli ad esperti, soprattutto all’inizio, rivolgendovi ad esempio ai proprietari del vivaio più vicino. Sul balcone è possibile coltivare, tra l’altro, erbe aromatiche, come basilico, timo, maggiorana, salvia, rosmarino e prezzemolo, ma anche ortaggi come pomodori, zucchine, melanzane, cipolle, aglio e lattuga.
Prendere un orto in affitto
Si tratta della possibilità di affittare un appezzamento di terreno da coltivare, a fronte di una spesa non eccessiva e alla portata di tutti. Si possono trovare annunci di porzioni di terreno coltivabile da prendere in affitto tra le pagine dei cataloghi immobiliari, oppure ci si può affidare a progetti di orti in affitto organizzati da privati e associazioni, o ancora partecipare all’assegnazione di orti comunali. Alcuni esempi sono gli orti riservati agli anziani a Pioltello, in provincia di Milano, o alle famiglie, come a Castenaso, in provincia di Bologna. Il progetto Orto dei desideri riguarda invece la provincia di Roma ed è stato ideato da privati che mettono a disposizione terreni da affittare e coltivare, dotati di rubinetti per l’irrigazione e protetti da recinzioni. In questo caso è possibile sia coltivare personalmente il proprio orto, sia affidarne la coltivazione ai proprietari e ritirare settimanalmente i frutti del raccolto. Un progetto simile è nato anche in Sicilia, a Palermo, e porta il nome di PanOrtus.
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Provare la spesa bio a domicilio
Sempre più spesso si è costretti a fare la spesa di fretta e dunque senza avere il tempo di controllare la provenienza dei prodotti che stiamo per acquistare e soprattutto di accertarci della loro qualità. Ecco che nascono allora progetti che hanno lo scopo di recapitare a domicilio prodotti biologici provenienti da aziende agricole vicine alla vostra zona di abitazione a prezzi identici o di poco superiori a quelli di produzione e solitamente senza spese di consegna aggiuntive. A Roma sempre più persone usufruiscono dei servizi offerti da Zolle e MagiorDomus. A Milano si possono avere frutta e verdura bio a domicilio grazie alle Ortaie, che consegnano settimanalmente i prodotti del terreno che coltivano a Cigole, in provincia di Brescia. I milanesi che desiderano una spesa bio che comprenda prodotti come latte, yogurt, formaggi e carne, oltre a frutta e verdura, possono usufruire dei servizi offerti da Portanatura. Lombardia,Veneto, Friuli-Venezia-Giulia e Emilia Romagna hanno la possibilità di ricevere direttamente dal produttore, con prezzi vantaggiosi per il consumatore, frutta e verdura biologiche coltivate in Alto Adige, grazie al servizio Bioexpress. Questi sono solo esempi in quanto ormai la spesa a domicilio si è diffusa in quasi tutte le grandi città o province limitrofe
Entrare a far parte di un GAS
Un GAS è un Gruppo di Acquisto Solidale, formato da un insieme di persone che acquistano all’ingrosso prodotti alimentari e di vario genere, che ridistribuiscono tra loro. La solidarietà nasce innanzitutto tra i membri del gruppo e si estende verso i piccoli produttori. I GAS rivolgono una particolare attenzione alle tematiche ambientali e verso le condizioni di lavoro dei popoli del Sud del mondo. I produttori a cui i GAS fanno affidamento vengono scelti in base alla vicinanza alla zona di acquisto, al rispetto dei diritti dei lavoratori e ai criteri di produzione, con una preferenza per i metodi biologici e biodinamici. È possibile scoprire il gruppo d’acquisto più vicino consultando l’archivio dei GAS aderenti alla rete nazionale di collegamento. Se non esiste ancora un GAS nella vostra zona e desiderate dunque dare l’avvio ad un nuovo gruppo, sarete facilitati seguendo i consigli della Rete di Economia Solidale.
Scoprire i mercati a km 0
I mercati a chilometri zero permettono un contatto diretto ed in prima persona tra i produttori e i consumatori, accorciando la filiera produttiva. Il numero degli intermediari commerciali diminuisce o addirittura si azzera, contribuendo ad un sensibile abbassamento dei prezzi al pubblico. Sono gli stessi produttori infatti ad occuparsi della vendita dei loro prodotti, solitamente in mercati appositi organizzati nei comuni più vicini alla loro area di produzione. Si evita in tal modo il trasporto dei prodotti su lunghe distanze. Si ha poi la possibilità di riscoprire il rapporto con il proprio territorio e il contatto diretto con gli altri, rendendo la spesa un piacevole momento di socializzazione. Sui banchi di tali mercati si trovano prodotti coltivati secondo i metodi dell’agricoltura biologica e rispettando la stagionalità degli stessi, con un elevato risparmio d’energia, che viene altrimenti sprecata quando si coltivano prodotti fuori stagione.
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Marta Albè
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