Lavoro nei campi: alternativa alla disoccupazione. 1 addetto su 4 è giovane

Non è vero che i giovani non vogliono più lavorare la terra! L’occupazione giovanile nelle campagne infatti è tornata ad aumentare – in controtendenza rispetto all’andamento generale.

Non è vero che i giovani non vogliono più lavorare la terra! L’occupazione giovanile nelle campagne infatti è tornata ad aumentare – in controtendenza rispetto all’andamento generale.

A rendere noti questi dati è proprio la Coldiretti, che ha svolto un’analisi in occasione della diffusione dei numeri dell’Istat sulla disoccupazione in Italia. Dallo studio emerge che il lavoro nei campi e la vendemmia sono diventate delle vere alternative alla disoccupazione, specie nel 2010 dove i giovani addetti al settore (1 su 4) sono aumentati in modo evidente.

Nel 2010 – si legge in una nota della Coldiretti – si è verificato un aumento degli occupati in agricoltura dell’1,9 per cento a fronte del calo generale dello 0,7 per cento. Sono 891.000 gli occupati agricoli in Italia nel 2010 dei quali 462.000 indipendenti (+0,6 per cento) e 429.000 dipendenti (+3,3 per cento) che fanno registrare il record della crescita tra tutte le attività produttive”.

Nei campi – ha continuato la Coldiretti – la crescita dell’occupazione riguarda sia le regioni del nord (+3,1 per cento) che quelle del sud (+2 per cento) mentre in flessione sono quelle del centro (- 2 per cento). Dopo anni si registra dunque un ritorno al lavoro nei campi legato soprattutto alle campagne di raccolta di frutta, verdura e la vendemmia che riguarda anche studenti e giovani sotto i 40 anni”.

L’agricoltura quindi è tutt’altro che morta! È viva e vegeta, non solo per merito dei giovani impegnati nel settore, ma anche grazie alle agevolazioni contributive per le aree montane e svantaggiate, prevista dalla legge ‘Stabilità 2011‘, fortemente voluta da Coldiretti.

Ma c’è di più, perché a contribuire allo sviluppo del settore sono anche gli immigrati, impegnati soprattutto nei distretti famosi per le produzioni tipiche, come le fragole nel Veronese, le barbatelle in Friuli, le mele in Trentino, la frutta in Emilia Romagna, dell’uva delle Langhe e della Toscana, e perfino negli allevamenti della Lombardia e dell’Emilia Romagna.

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