E meno male che solo 24 ore fa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso alla cerimonia solenne per i 150 anni dell'Unità d'Italia, aveva parlato di “Sentimento di orgoglio e fiducia”, del “Passo avanti verso la modernità” che venne compiuto nel 1861, relegano al ruolo di “Semplicismi e dibattiti strumentali” tutte le criticità che affiorarono durante e dopo l'unificazione.
E meno male che solo 24 ore fa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso alla cerimonia solenne per i 150 anni dell’Unità d’Italia, aveva parlato di “Sentimento di orgoglio e fiducia”, del “Passo avanti verso la modernità” che venne compiuto nel 1861, relegano al ruolo di “Semplicismi e dibattiti strumentali” tutte le criticità che affiorarono durante e dopo l’unificazione.
“Semplicismi e dibattiti strumentali” che sembrano non essere mai stati del tutto sopiti. Al lirismo del presidente, infatti, fa da contraltare il prosaico “fuori onda” captato nei corridoi di Montecitorio ieri pomeriggio dall’agenzia TNews, subito dopo il discorso di Napolitano, fra la ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il portavoce della presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti.
Una frase, solo una frase, quella captata dai giornalisti presenti: “È finita. Non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate”: è la clamorosa dichiarazione di Stefania Prestigiacomo, la ministra più disposta al nucleare che la storia repubblicana dell’Italia ricordi. L’esternazione della ministra ha sorpreso i presenti. E non è finita lì: “Dobbiamo uscirne, ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare niente, decidiamo tra un mese”.
Lo sfogo della rappresentante al Governo per l’Ambiente ha del sorprendente. Da un lato perché proviene da una convinta nuclearista; nello stesso tempo, perché rende, come meglio non si potrebbe, l’idea sul deciso cambiamento di rotta del Governo sull’eventualità di un ritorno all’energia atomica, che finora (ma sarebbe meglio dire: fino a un paio di giorni fa) costituiva uno dei punti fermi del programma elettorale della maggioranza.
D’altro canto, nell’ultima settimana, a causa del terremoto – tsunami in Giappone e della crisi tuttora in atto alla centrale nucleare di Fukushima, il dibattito sul nucleare ha assunto toni sempre più accesi. Salvo, poi, trasformarsi nel più classico balletto all’italiana tra i favorevoli e i contrari.
Da una parte gli appelli su “Una seria riflessione sulla sicurezza del nucleare” avanzati dal ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani; dall’altra, la ferma posizione della stessa Prestigiacomo, che fino a ieri appariva piuttosto sicura della scelta per il nucleare da perseguire in Italia.
Meno possibilista, ma più rivolto alla riflessione, l’invito del sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia, che due giorni fa indicava come non si possano realizzare “Centrali nucleari nelle Regioni che si esprimeranno in maniera negativa sulla localizzazione degli impianti nel loro territorio” (finora solo 4 regioni su 21 si sono dichiarate favorevoli).
A queste dichiarazioni hanno fatto da contraltare i quattro “punti chiave” indicati dal WWF Italia e da noi riportati ieri, e che, secondo i suoi dirigenti nazionali, sarebbero stati espressi dai rappresentanti al Governo: dal rischio tsunami tutt’altro che assente in Italia (come dimostrò il terremoto di Messina del 1908); alla questione della sicurezza delle centrali di “quarta generazione”, finora realizzate solamente sotto forma di prototipi e per le quali le Agenzie nazionali per la Sicurezza nucleare di Francia, Gran Bretagna e Finlandia non hanno ancora risolto alcune questioni di sicurezza fondamentali; al discutibile concetto che,”Siccome l’Italia importa energia nucleare, significa che ne abbiamo bisogno e, dunque, tanto vale produrla qui”, un concetto opinato dal WWF con il motivo che l’energia nucleare viene venduta in Italia a prezzi stracciati; infine, a sfatare l’annunciata “necessità” da parte del Governo di procedere con lo sviluppo del nucleare, il WWF ha precisato che, secondo alcuni studi (fra i quali l’Energy Report effettuato in collaborazione con Ecofys), viene dimostrato come entro il 2050 il fabbisogno di energia per l’Italia e il mondo potrà essere soddisfatto dalle energie rinnovabili, con una quantità marginale di energia fossile e nucleare.
Per non parlare poi del decreto Romani già soprannominato decreto ammazza Rinnovabbili che è apparso ai più come un tentativo di tagliare le gambe al mercato del fotovoltaico, dell’eolico e delle biomasse in favore della politica nucleare del governo.
Dal canto nostro, possiamo e dobbiamo chiedere ai nostri rappresentanti di Governo una maggiore chiarezza di intenti, e riflessioni più approfonditesulla questione nucleare. Non ci sembra, osservando ciò che da una settimana sta accadendo in Giappone, l’umana, umanissima, tragedia che centinaia di migliaia di persone stanno affrontando e la dolorosa e coraggiosissima decisione dei tecnici Tepco che hanno accettato una sorte tragica, che il futuro del nucleare in Italia possa portare il rischio di commettere delle “Cazzate”. E, signora ministro Prestigiacomo, l’argomento addotto, “Rischiare le elezioni”, ci sembra quantomeno triste. Permettetecelo…una “cazzata”…appunto.
Piergiorgio Pescarolo