L'Italia, in base ad una raccomandazione UE, emessa dal sistema di allerta rapida per gli alimenti e il nutrimento animale, ha introdotto i controlli di misurazione della radioattività sugli alimenti provenienti dal Giappone.
L’Italia, in base ad una raccomandazione UE, emessa dal sistema di allerta rapida per gli alimenti e il nutrimento animale, ha introdotto i controlli di misurazione della radioattività sugli alimenti provenienti dal Giappone.
I controlli avverranno con un sistema a campione e le procedure sono già operative. Il decreto prevede che gli uffici di sanità marittima e di frontiera faranno passare gli alimenti confezionati prima dell’11 marzo, mentre per quelli confezionati in data successiva al sisma, verranno effettuato uno specifico controllo per la ricerca di radionuclidi, per tutti gli alimenti “di origine animale e non”.
L’Italia importa dal Giappone 13 milioni di prodotti alimentari all’anno in gran parte non freschi, soprattutto pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, tè verde, mentre i ristoranti giapponesi operanti in Italia utilizzano pesce proveniente da Italia o altri paesi mediterranei.
Un settore quello alimentare giapponese, comunque, non centrale nel sistema paese nipponico. In particolare, quello della pesca, è stato messo in ginocchio dallo tsunami e vede azzerati consumi interni ed esportazioni.
Ricordiamo che è il cesio-137 la principale causa della radioattività alimentare, e che tale elemento impiega circa 30 anni per dimezzare la sua quantità presenti negli alimenti. Si deposita in particolare nei muscoli degli animali e nelle foglie dei vegetali.
Per quanto riguarda invece i controlli sulle persone che hanno soggiornato in questi giorni in Giappone, sono operative strutture specifiche, il cui elenco è visitabile sul sito del Ministero della Salute.
Redazione greenMe.it