Nonostante la crisi, nel 2010 è boom del biologico: + 12% le vendite dei prodotti bio al dettaglio

In barba alla crisi e in netta controtendenza rispetto all'andamento generale degli acquisti alimentari in Italia, il settore del biologico e in particolare dei prodotti alimentari biologici confezionati, nei primi dieci mesi del 2010 segna un aumento del 12,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E' quanto emerge dai dati sui consumi alimentari dell'ISMEA Ac Nielsen nella grande distribuzione che confermano alla grande il trend positivo del bio negli ultimi due anni (+6,9% nel 2009 , +5,2% nel 2008).

In barba alla crisi e in netta controtendenza rispetto all’andamento generale degli acquisti alimentari in Italia, il settore del biologico e in particolare dei prodotti alimentari biologici confezionati, nei primi dieci mesi del 2010 segna un aumento del 12,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge dai dati sui consumi alimentari dell’ISMEA Ac Nielsen nella grande distribuzione che confermano alla grande il trend positivo del bio negli ultimi due anni (+6,9% nel 2009 , +5,2% nel 2008).

Così, se in generale gli acquisti degli italiani hanno subito una flessione del 2%, il bio non solo regge, ma supera ogni aspettativa a conferma della nuova presa di coscienza dei consumatori che, anche in tempo di crisi, vogliono più qualità della tavola e sicurezza alimentare.

Pur con la necessaria attenzione alle differenti dimensioni dei due dati è evidente che la crescita relativa agli acquisti di prodotti alimentari bio (+ 12,1% in super e ipermercati, cui si aggiungono performance ancora più brillanti nel canale del retail specializzato) rispetto all’andamento generale degli acquisti alimentari in Italia (-2%) è l’ennesimo segnale, pure in tempo di crisi, di un progressivo e stabile cambiamento nella spesa degli italiani. – sottolinea Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio.

In particoloare l’aumento dei consumi di prodotti alimentari biologici è indirizzato verso pasta (17%) e latte fresco (24,3): “a trainare le vendite del biologico, con aumenti compresi tra il 16 per cento e il 20 per cento è – sottolinea la Coldiretti in una nota – il comparto dei cereali e derivati (pasta, pane e sostituti, biscotti, dolciumi e snack), ad eccezione del riso che cede invece l’8,5 per cento. Per l’ortofrutta fresca e trasformata, la crescita, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è stata del 5,5 per cento, con punte del 76,5 per cento per le melanzane, del 15,2 per cento per le mele e del 11,8 per cento per le zucchine mentre si segnalano riduzioni del 6,4 per cento per i pomodori e del 4,4 per cento per le pere. Prosegue – continua la Coldiretti – l’andamento positivo del comparto lattiero-caseario che segna un incremento complessivo della spesa bio dell’11,1 per cento grazie in particolare ai maggiori acquisti di latte fresco (+24,3 per cento), burro (+11,7 per cento) e yogurt (+1,6 per cento) ma a contribuire alla crescita sono stati anche l’olio extravergine (+10,3 per cento) e le uova (+8,1 per cento).

Il risultato positivo è l’occasione per far tornare alla ribalta problemi, soprattutto burocratici che attanagliano il settore dell’agricoltura biologica: “È tuttavia con preoccupazione che dobbiamo ancora una volta segnalare la grave difficoltà della produzione agricola e delle piccole imprese locali, sostenute in maniera insufficiente e inadeguata dalla maggior parte dei Piani regionali di Sviluppo Rurale e penalizzate da una burocrazia che non ha eguali in tutta Europa. – fa notare Carnemolla di FederBio – Urge una politica nazionale condivisa fra Ministero e Regioni per il bio e le risorse del Piano d’azione nazionale di settore devono sostenere interventi di sistema in grado di favorire davvero l’aggancio al mercato da parte della produzione nazionale piuttosto che contribuire alle spese di funzionamento di una pletora di enti pubblici, a volte nemmeno collegati al Ministero agricolo, com’è avvenuto fino ad ora.”

Simona Falasca

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