Il dispositivo economico per monitorare la potabilità dell’acqua depurata con il sole

Depurare l'acqua con i raggi del sole è una vecchia idea su cui si sono cimentati designer e ingegneri di tutto il mondo. Disinfettare l'acqua in bottiglie di plastica lasciate sotto il Sole è una pratica già in uso, detta anche SODIS (SOlar water DISinfection) e promossa da numerose organizzazioni no profit per risolvere il problema dell'acqua potabile nei territori disagiati. Il problema mai risolto di questa procedura, che rappresenta comunque un modo facile ed economico per ridurre parte del milione e mezzo di morti legate alla diarrea nei bimbi dei paesi poveri, è stato sempre rappresentato dal non riuscire a capire esattamente quando l'acqua diventava sicura da bere.

Depurare l’acqua con i raggi del sole è una vecchia idea su cui si sono cimentati designer e ingegneri di tutto il mondo. Disinfettare l’acqua in bottiglie di plastica lasciate sotto il Sole è una pratica già in uso, detta anche SODIS (SOlar water DISinfection) e promossa da numerose organizzazioni no profit per risolvere il problema dell’acqua potabile nei territori disagiati. Il problema mai risolto di questa procedura, che rappresenta comunque un modo facile ed economico per ridurre parte del milione e mezzo di morti legate alla diarrea nei bimbi dei paesi poveri, è stato sempre rappresentato dal non riuscire a capire esattamente quando l’acqua diventava sicura da bere.

Uno scoglio superato adesso grazie ad un dispositivo per monitorare la potabilità dell’acqua depurata realizzato da quattro studenti di ingegneria dell’Università di Washington che è valso loro anche un premio di $ 40.000.

Il gruppo di studenti capitanato da Linnes Jacqueline è riuscito, infatti ad aggiudicarsi i soldi messi a disposizione dalla Fondazione Rockefeller per conto della Fondazione Sodis mettendo a punto un piccolo apparecchio capace proprio di verificare la bontà dell’acqua disinfettata attraverso i raggi del sole. Quello degli studenti di Washington è infatti risultato il migliore tra i 70 progetti inviati alla fondazione boliviana dedicata alla sperimentazione e alla promozione di questo metodo di disinfezione solare che rimuove più del 99,9 % dei batteri, con risultati molto simili alla clorazione.

Si tratta, in pratica, di una sorta di portachiavi da applicare alla bottiglia che lampeggia in risposta alla luce attraverso un funzionamento molto simile a quello che anima le calcolatrici solari. Il dispositivo, infatti, controlla quanta luce passa attraverso la bottiglia piena d’acqua e il numero di particelle che stanno ostruendo la luce. Quando un numero sufficiente di particelle viene rimosso, il sensore segnala che l’acqua è diventata sicura da bere.

Ma a far apprezzare particolarmente il dispositivo della Washington University, oltre alla sua capacità di prendere in considerazione il materiale della bottiglia e la torbitidità dell’acqua da disinfettare, anche il design robusto, la lunga vita del prodotto e il suo prezzo competitivo.

In effetti, per i partecipanti al concorso, la sfida consisteva nel creare un apparecchio con un costo inferiore ai 10 dollari. L’apparecchio degli studenti della UW, assicurano, potrebbe essere commercializzato ad un prezzo di 3,40 dollari, senza contare le economie di scala e la vendita all’ingrosso che ridurrebbero ulteriormente il costo rendendolo particolarmente conveniente anche in caso di grandi catastrofi.

Si aspetta ora lo sviluppo della tecnologia da parte della Fondazione SODIS, che detiene la licenza non esclusiva del progetto.

Simona Falasca

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