Oggi è il secondo giorno a Cancun. Ecco le posizioni e i suggerimenti inviati dal WWF e da Greenpeace ai Grandi della Terra riuniti in Messico
Cancun, atto II. È iniziata ieri la maratona messicana, il vertice Onu in cui si cercherà una soluzione definitiva al problema dei cambiamenti climatici. Risposte chiare e accordi vincolanti, questo è il miglior auspicio, condiviso anche dalle associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace e il WWF, che sperano che il vertice possa apportare una ventata di novità e soprattutto certezze.
Greenpeace. Emissioni, investimenti, foreste e accordo post Kyoto. Queste le richieste di Greenpeace ai 190 rappresentati riuniti a Cancun, secondo cui è necessario adottare un piano d’azione che possa risolvere le principali questioni ambientali. Scopriamo in dettaglio cosa ha da dire l’associazione ai Grandi della Terra.
1. Taglio delle emissioni. Di fondamentale importanza è la riduzione delle emissioni. In particolare, i Paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurne una quantità tra il 25 e il 40% entro il 2020 rispetto al 1990, a prescindere dalle future politiche dei Paesi emergenti. Misura necessaria se si vorrà mantener fede agli impegni assunti a Copenaghen lo scorso anno, ossia contenere l’aumento della temperatura media entro i 2°C. Oggi, secondo Greenpeace, tale limite non può essere rispettato con i tagli previsti dall’Unione europea e da altri Paesi.
2. Maggiori investimenti. La maggiore responsabilità della questione va affidata ai Paesi ricchi, che secondo l’associazione, dovranno farsi carico di gran parte degli investimenti richiesti per de-carbonizzare l’economia e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici sui Paesi poveri. A tal fine, Greenpeace suggerisce l’istituzione di un Fondo per il Clima gestito dall’Onu, alimentato ad esempio da una tassa sulle emissioni aeree e navali.
3. Un accordo quadro per le foreste e chi le abita. Altro nodo fondamentale è l’approvazione definitiva del sistema REDD (Riduzione delle emissioni dalla deforestazione e degradazione) attraverso il quale contabilizzare e premiare la mancata deforestazione degli ultimi polmoni verdi del Pianeta. In concomitanza, Greenpeace suggerisce l’istituzione di un Fondo Onu col compito di salvaguardare gli habitat e le popolazioni indigene che da sempre abitano le foreste primarie.
4. Accordi vincolanti post Kyoto. Come sappiamo, il Protocollo di Kyoto ha ormai i giorni contati, e scadrà nel 2012. Si tratta dell’unico esempio di accordo vincolante per gran parte delle nazioni del nostro Pianeta. Per questo, Greenpeace chiede di creare i presupposti per un nuovo accordo, da raggiungere entro il prossimo vertice di Durban nel 2011.
WWF. Anche il WWF, che circa un mese fa ha suggerito la ricetta per il successo dei negoziati a Cancun, ha confermato, come Greenpeace, che la priorità rimane il raggiungimento di un accordo vincolante.
Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, presente in Messico insieme alla delegazione internazionale del WWF, spiega: “A questo punto vediamo chiaramente una netta discrepanza tra l’obiettivo dichiarato per la limitazione del riscaldamento globale e gli impegni internazionali in materia di mitigazione e finanziamenti“.
Partire dagli errori, è questo il punto di partenza, secondo Midulla: “I risultati di Cancun dovranno innanzitutto riconoscere in modo esplicito la carenza degli impegni per riportare le emissioni a livelli di sicurezza e a proteggere la popolazione e il pianeta dagli impatti dei cambiamenti climatici, poi, partendo da quanto dichiarato da ciascun paese, sarà possibile mettere a punto un piano per recuperare il tempo perduto“.
Già, il tempo perduto, e non è solo un modo di dire. “Il piano di Cancun – aggiunge la responsabile del WWF – finalizzato a recuperare il tempo perduto (catch-up plan) dovrà registrare progressi nell’ambito di numerose aree strategiche, dove le più promettenti dovrebbero essere quelle dei finanziamenti per il clima, della protezione delle foreste, della messa a punto e stipula dell’accordo per aiutare le popolazioni più vulnerabili ad adattarsi ai cambiamenti climatici e anche la costruzione di un sistema trasparente per attuare i tagli delle emissioni“.
Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia insiste sulle stesse problematiche: “Ridurre le emissioni non è solo una necessità ma anche un’opportunità per creare nuova ricchezza, occupazione e sicurezza energetica. Il successo di Cancun dipenderà anche dal Governo italiano, che deve smetterla di avere un atteggiamento critico e di chiusura nei confronti dell’innalzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni. Il nostro Paese dovrà allinearsi alle grandi Nazioni europee e sostenere l’urgenza di un Accordo vincolante e positivo per il futuro del nostro pianeta“.