Ratti e conigli, ma anche porcellini d'india, criceti e, ovviamente, le cosiddette cavie. Sono questi gli animali più sfruttati nella vivisezione, che la “Collina dei Conigli ONLUS” di Monza, libera associazione senza fini di lucro, vuole salvare da situazioni di pericolo e da disagi per offrire loro una vita migliore. Come? Affidandoli a chi possa garantire loro un’alimentazione sana e costante nel tempo, cure veterinarie e spazi adeguati alle loro necessità.
Ratti e conigli, ma anche porcellini d’india, criceti e, ovviamente, le cosiddette cavie. Sono questi gli animali più sfruttati nella vivisezione, che la “Collina dei Conigli ONLUS” di Monza, libera associazione senza fini di lucro, vuole salvare da situazioni di pericolo e da disagi per offrire loro una vita migliore. Come? Affidandoli a chi possa garantire loro un’alimentazione sana e costante nel tempo, cure veterinarie e spazi adeguati alle loro necessità.
È questo uno degli obiettivi prioritari dell’associazione, che si occupa di recuperare, riabilitare e affidare a famiglie adottive gli sfortunati animali provenienti dai laboratori di sperimentazione.
Per favorire questo iter, la “Collina dei Conigli ONLUS”offre la consultazione di articoli e informazioni utili per comprendere le esigenze, le abitudini e i comportamenti naturali di ogni singola specie, per consentire una migliore integrazione e una convivenza più semplice tra gli umani e gli animali.
Ad esempio, come racconta La Repubblica, uno degli animali ospitati nell’istituto della Onlus è Buffy, un coniglio proveniente da un’università milanese che faceva su di lui degli esperimenti farmaceutici. A causa di questi test, e del trattamento che ha ricevuto durante il suo soggiorno coatto, oggi soffre di un’encefalite che gli impedisce di rialzare la testa. Secondo quanto riportano gli esperti, nonostante le cure e il recupero, non riuscirà mai più ad alzare il muso.
Un altro è Jonathan, abbandonato da cucciolo, che a causa dei trattamenti subiti ora ha paura di chiunque gli si avvicini.
“Assistiamo circa 100 conigli, 80 ratti e 40 cavie – ha raccontato Stefano Martinelli, presidente dell’associazione – Li recuperiamo dai laboratori delle case farmaceutiche e veterinarie, dalle università e dai centri di ricerca privati, che per legge possono cedere a strutture apposite gli animali in buone condizioni al termine delle sperimentazioni. Noi crediamo che, dopo aver dato un significativo contributo al benessere umano, questi animali abbiano il diritto di rifarsi una vita. Una volta usciti dai laboratori, non possono sopravvivere da soli – ha continuato Martinelli – I conigli vengono strappati dalla madre da piccolissimi per essere costretti in gabbie strette, che non permettono loro di alzarsi sulle zampe posteriori. Così, quando vengono liberati e provano a farlo, si spezzano la colonna vertebrale. In cattività si perde poi la capacità di comunicare con gli altri esemplari della stessa specie: i conigli da laboratorio tengono le orecchie basse, non sapendo che nel mondo esterno i loro simili lo considerano un atteggiamento di attacco“.
Una volta curati e riabilitati in modo adeguato, questi animali vengono poi adottati da famiglie disposte non solo ad ospitarli in casa, ma anche ad aiutarli nella riabilitazione progressiva; un compito non sempre facile, anche per i costi economici: “Non è pensabile regalare questi animali a bambini piccoli che li trattino come giocattoli o abbandonarli quando si capisce che mantenerli non è particolarmente economico. Un coniglio mangia in media mezzo chilo di verdura al giorno“.
Per chi fosse interessato a dare una seconda chance a uno di questi piccoli animali, come ad esempio il coniglio New Zeland sul sito del centro c’è una sezione apposita con una gallery aggiornata con tutti gli animali attualmente disponibili. Per chi invece non se la sente, ma vuole comunque dare il proprio contributo può aiutare adottandoli a distanza.