Baby-carote: ecco perché è meglio non comprarle

Piccole come il dito di un bebè, perfettamente levigate e dalla tonalità arancione caramella, le baby carote sembrano uscite da un cartone animato. Sono belle ma poco sostenibili, ecco spiegato perchè.

Piccole come il dito di un bebè, perfettamente levigate e dalla tonalità arancione caramella, le baby carote sembrano uscite da un cartone animato. Popolarissime in America, piacciono tanto alle mamme d’oltreoceano che, finalmente, riescono a vedere i propri figli sgranocchiare della verdura senza fare capricci e infatti si stanno diffondendo anche qui in Italia.

Fantastico, penserete voi. Invece, è proprio il caso di dire che l’apparenza inganna. Le preferite di Bugs Bunny infatti, sono decisamente poco sostenibili. Vediamo perché.

Siamo negli anni ’80 e Mike Yurosek, coltivatore californiano che produce carote per la grande distribuzione, sta cercando una soluzione al problema degli scarti da produzione. Ogni giorno, oltre 400 tonnellate di carote provenienti dal suo stabilimento di Bakersfield, CA vengono buttate via. Sono quelle dalla forma ritorta, bitorzolute, troppo brutte per essere vendute.

Un colpo al cuore per Yurosek che vede oltre il 70% delle sue carote diventare concime o cibo per il bestiame. Ma ecco l’idea. Nello sforzo di recuperare almeno una parte di quelle scartate, Yurosek individua un metodo di lavorazione in grado di conferire quella forma perfetta, da cartone animato appunto, capace di trasformare lo scarto in profitto.

Nascono le Baby Carrots.

Vendute al 50% in più delle carote “normali”, a causa del confezionamento più laborioso, le carotine richiedono un processo di lavorazione che chiama grandi quantità di acqua ed energia.

Basta guardare il video di Producepedia.com per capire quante sono le fasi e quanto è il relativo dispendio energetico delle minicarote da favola.

Dal 1990, le Baby Carrots hanno conquistato il mercato con la loro praticità e sex-appeal a discapito dell’ambiente e della salute alimentare degli americani.

Dovete sapere, infatti, che non tutte le carote sono veramente baby. Questa tipologia di vegetali appartiene alla categoria delle ‘carote-giganti’, preferite alle altre perché in grado di raggiungere grandi dimensioni in tempi ridottissimi.

Non solo, alcuni studi mostrano che le baby carote contengono alti livelli di zuccheri rispetto alle altre cugine arancioni e una minor percentuale di betacarotene e, per mantenerne la freschezza più a lungo, vengono imbevute di agenti chimici contenenti cloro e antibatterici.

La cosa più preoccupante arriva dal successo che, la promozione pubblicitaria voluta dai produttori americani, ha riscosso in questo periodo, elevando le Baby Carrots al rango di Junk Food. Un passaggio di status che, per le vendite, è stato una vera a propria conquista, vista la passione degli statunitensi per il “cibo spazzatura”.

Oggi le Baby Carrots vengono confezionate come se fossero delle patatine e promosse da slogan quali: “Mangiale come se fossero Junk Food!”.

Sembra proprio che, in questo caso, il riuso non sia la vera soluzione. Il business del modellare/infiocchettare frutta e verdura sembra più una pura operazione di marketing che un valore aggiunto di recupero e risparmio. Forse è il caso di optare per le brutte ma buone, che dite?

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