Alleati in un maxi programma solare da lanciare nello spazio entro il 2025. E' il risultato di una possibile partnership tecnica a indirizzo eco friendly fra India e USA, e che porterebbe, fra quindici anni, alla creazione di un sistema di sfruttamento commerciale del fotovoltaico spaziale.
![fotovoltaico_spaziale](https://www.greenme.it/wp-content/uploads/2010/09/fotovoltaico_spaziale.jpg)
Lo ha comunicato, in questi giorni, un rapporto effettuato da Peter Garretson, tenente colonnello dell’US Air Force, il quale ha operato, insieme all‘Istituto di studio per l’Analisi e la Difesa di New Delhi, in merito alla elaborazione di un progetto congiunto fra le due potenze.
Più nel dettaglio, la relazione indica una richiesta, da avanzare ad entrambi i Governi (India e Stati Uniti) sulla verifica dei presupposti per l’estensione di una partnership allo sfruttamento dell’energia solare nello spazio, per la quale è già stato individuato il nome: SBSP (Space-Based Solar Power).
Sul piano tecnico, il progetto prevede il posizionamento di collettori fotovoltaici in un’orbita geostazionaria, che siano in grado di “catturare” le radiazioni solari, e di inviarle sulla Terra mediante un sistema a microonde. L’approvvigionamento, in quel caso, sarebbe costante (24 ore su 24) e comporterebbe una efficienza notevolmente superiore se confrontata con gli impianti terrestri.
Si tratterebbe di una estensione dell’alleanza strategica già in atto nel settore dell’ingegneria aerospaziale, e che – se attuata – potrebbe rivelarsi innovativa per i rapporti politici fra USA e India, e per le finalità ecologiche contenute nel rapporto: in esso, infatti, si parla di necessità di sicurezza energetica, di approvvigionamento, e di cambiamenti climatici; tutte “voci” alle quali entrambi i Paesi devono tenere conto. Non fosse altro che per l’aspetto economico della questione: il settore di ricerca e sviluppo nel campo delle energie rinnovabili è la frontiera più importante nell’economia di questi anni.
La “parte indiana”, tuttavia, risulterebbe condizionata dalla mancata adesione al piano di controllo sulla tecnologia missilistica (MTCR – Missile Technology Control Regime), che la stessa India ritiene discriminatorio e che costituisce, a livello internazionale, una questione da affrontare con attenzione.
Il tenente colonnello Garretson, tuttavia, ipotizza – una volta superato questo ostacolo – anche le necessità di approvvigionamento finanziario per il progetto: una prima tranche di finanziamenti (peraltro nebulosa, visto che si indica un importo che varia dai 10 ai 30 milioni di dollari) per i primi 5 anni, e un secondo stanziamento (indicato in 10 miliardi di dollari) che coprirebbe il decennio successivo.