Mobilità sostenibile: un concetto entrato a far parte della vita di tutti i giorni. Una concorrenza estera che l'Italia non può non considerare. Ed ecco come nasce la volontà di alcune fra le più importanti realtà italiane legate all'automotive, alla didattica, all'energia e alla pubblica amministrazione, di formare un fronte compatto e unito per lo sviluppo dell'auto elettrica.
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Mobilità sostenibile: un concetto entrato a far parte della vita di tutti i giorni. Una concorrenza estera che l’Italia non può non considerare. Ed ecco come nasce la volontà di alcune fra le più importanti realtà italiane legate all’automotive, alla didattica, all’energia e alla pubblica amministrazione, di formare un fronte compatto e unito per lo sviluppo dell’auto elettrica.
L’iniziativa, promossa da Assoknowledge, l’associazione di Confindustria insieme alla ATA (Associazione Tecnica dell’Automobile) vede il supporto del Ministero dell’Ambiente, dell’Università e della Ricerca e dello Sviluppo Economico.
Ma prima ancora, il nucleo originario del progetto era venuto ad alcune aziende, fra le quali il Centro Ricerche Fiat, la Pininfarina, Dallara, alle quali (solo per citarne alcune) si sono aggiunte la Brembo, Piaggio, Elettrolux, Enel, Indesit, le Università di Roma, Napoli e Palermo, il Politecnico di Milano e di Torino.
Obiettivo: la leadership nel mercato delle “zero emissioni” per il 2015
L’unione fa la forza. Ed ecco che una realtà formata, in totale, da 70 aziende e 17 istituzioni didattiche fra Università e centri di ricerca, ha stabilito un piano comune che permetta all’Italia di conquistare una posizione di primo piano nel settore delle auto elettriche, per il quale nel 2015 si prevede una fetta del 10% sul mercato mondiale.
Cosa è stato fatto nel made in Italy per l’auto elettrica
Per arrivare a questo risultato, occorre prima di tutto proseguire sulla strada già intrapresa negli ultimi mesi, anche per non perdere futuri contributi europei destinati allo sviluppo della mobilità sostenibile. Dal prototipo di vettura elettrica progettato dalla Pininfarina, all’accordo fra le amministrazioni locali lombarde, la Renault e la A2A per l’installazione di 270 colonnine per la ricarica di auto a zero emissioni.
Ma non basta: come ammette Nevio Di Giusto, amministratore delegato del Centro Ricerche Fiat, “In questo settore il nostro Paese è in ritardo. E il tempo stringe. L’Europa chiede alle Nazioni un dialogo continuo per la verifica dei progetti ambientali, e questa alleanza è lodevole. Ma occorre stabilire subito come agire. Poche cose, chiare e fino in fondo”.
Complementari agli altri Paesi europei
L’imperativo, tuttavia, sarà una “marcatura stretta” su quanto viene messo in atto in Europa, “Per trovare dei settori nei quali la tecnologia italiana possa giocare un ruolo di primo piano – dichiara Alessandro Sciolari, direttore di Assoknowledge – Se la Germania è “avanti” nello sviluppo delle batterie al litio, occorrerà trovare un proprio filone: dall’aerodinamica ai progetti di mobilità urbana”.