Tramonta l'ipotesi di Umberto Veronesi alla Presidenza dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Sono stati approvati oggi alla Camera dei deputati i due emendamenti identici presentati da Ermete Realacci (Pd) e Gabriele Cimadoro (Idv) al decreto sull'energia - cosiddetto “sblocca-reti” - con la quale viene soppresso l'articolo 3 che prevedeva la non applicazione delle incompatibilità dettate dal decreto sviluppo dello scorso anno.
Tramonta l’ipotesi di Umberto Veronesi alla Presidenza dell‘Agenzia per la sicurezza nucleare. Sono stati approvati oggi alla Camera dei deputati i due emendamenti identici presentati da Ermete Realacci (Pd) e Gabriele Cimadoro (Idv) al decreto sull’energia – cosiddetto “sblocca-reti” – con la quale viene soppresso l’articolo 3 che prevedeva la non applicazione delle incompatibilità dettate dal decreto sviluppo dello scorso anno.
Ora il cosiddetto decreto sblocca-reti, viste le modifiche apportate, tornerà al Senato per la definitiva conversione in legge che potrebbe già arrivare domani.
Nella versione approvata precedentemente da Palazzo Madama, infatti, il testo del decreto prevedeva nell’articolo 3 che non operassero per il presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare le incompatibilità dettate dall’articolo 29 della legge 99/2009. Una deroga questa prevista dalla maggioranza dopo la proposta del ministro Stefania Prestigiacomo di candidare alla carica l’oncologo, nonché senatore Pd, Umberto Veronesi che si era dichiarato disponibile a valutare l’incarico nonostante l’opposizione del suo partito.
Con l’approvazione degli emendamenti 3.1 e 3.2 invece, torna valido quanto stabilito in precedenza, ossia che il Presidente e i membri dell’Agenzia verranno scelti “tra persone di indiscusse moralità e indipendenza, di comprovata professionalità ed elevate qualificazione e competenza nel settore della tecnologia nucleare, della gestione di impianti tecnologici, della sicurezza nucleare, della radioprotezione, della tutela dell’ambiente e della sicurezza sanitaria. La carica di componente dell’Agenzia è incompatibile con incarichi politici elettivi, né possono essere nominati componenti coloro che abbiano interessi di qualunque natura in conflitto con le funzioni dell’Agenzia. A pena di decadenza il presidente, i membri dell’Agenzia e il direttore generale non possono esercitare, direttamente o indirettamente, alcuna attività professionale o di consulenza, essere amministratori o dipendenti di soggetti pubblici o privati né ricoprire altri uffici pubblici di qualsiasi natura, ivi compresi gli incarichi elettivi o di rappresentanza nei partiti politici, né avere interessi diretti o indiretti nelle imprese operanti nel settore“.
“La soppressione dell’articolo 3 del decreto energia – afferma soddisfatto il responsabile Green economy del Pd Ermete Realacci, firmatario dell’emendamento- “è una battaglia vinta. Ripara una grave distorsione che avrebbe pesato in modo inaccettabile sul ruolo stesso dell’Agenzia per la sicurezza sul nucleare. Fermo restando il fatto che il nucleare è una scelta sbagliata e costosa per l’Italia, l’Agenzia deve poter garantire una trasparenza e un’indipendenza a tutela dei cittadini su una materia tanto delicata e importante. L’articolo 3 del decreto energia permetteva un obbrobrio impensabile in qualunque paese occidentale e cioè che gli incarichi del Presidente e dei membri dell’Agenzia fossero ricoperti anche da politici eletti o da dipendenti ministeriali. Per fortuna grazie al Parlamento e al Partito Democratico questo scempio è stato fermato“.