Rinnovabili: i certificati verdi sono salvi, ma nel 2011 non sarà più come prima

La Commissione Blancio del Senato ha riscritto la norma sui certificati verdi, ovvero il contestato articolo 45 della Manovra che faceva venire meno l'obbligo di riacquisto, da parte del GSE, dei certificati verdi in eccesso non collocati sul mercato.

La Commissione Bilancio del Senato ha riscritto la norma sui certificati verdi, ovvero il contestato articolo 45 della Manovra che faceva venire meno l’obbligo di riacquisto, da parte del GSE, dei certificati verdi in eccesso non collocati sul mercato.

Come vi avevamo anticipato, infatti, la levata di scudi (una volta tanto congiunta) di ambientalisti e associazioni di categoria del mondo delle rinnovabili ha avuto la meglio, grazie anche agli interventi di alcuni esponenti della stessa maggioranza governativa, come il sottosegratario allo sviluppo economico Stefano Saglia ed il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Così il pressing incessante degli ultimi giorni, condito da qualche immancabile polemica, ha sortito gli effetti sperati.

Infatti Antonio Azzolini, relatore in commissione Bilancio, ha formulato una nuova versione dell’art. 45 che sostituisce la precedente, anche se, con il nuovo testo, a partire dal 2011 ci saranno delle riduzioni rispetto all’anno in corso: “al fine di contenere gli oneri generali di sistema gravanti sulla spesa energetica di famiglie e imprese e di promuovere le fonti rinnovabili che maggiormente contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi europei”, così recita la nuova norma, “l’importo complessivo derivante dal ritiro dei certificati verdi, a partire dal 2011, sarà inferiore del 30% ”rispetto a quello relativo alle competenze dell’anno 2010”. E almeno l’80% della riduzione dovrà derivare ”dal contenimento della quantità di certificati verdi in eccesso In poche parole, per evitare che una quota rilevante dei certificati verdi resti invenduta, il GSE dovrà riacquistarli ma a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, in modo da incentivare la domanda, ma senza favorire le speculazioni denunciate da alcune associazioni.

Sul punto è indicativa del nuovo clima di allenza a favore della green economy, con ambientalisti, industriali e sindacati che sembrano aver trovato una certà unitarietà di intenti, la presa di posizione di Emma Marcegaglia, presidentessa di Confindustria, che ha palesato la propria soddisfazione dato che il testo precedente “avrebbe completamente bloccato il settore che invece può creare crescita e nuova occupazione“.

Infatti, proprio mentre il Governo Italiano si apprestava a raccogliere le osservazioni sul PAN, da parte delle associazioni di settore, presentando poi a Bruxelles il Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili, le previsioni dell’art 45, contenute nella Manovra erano apparse fortemente contraddittorie con i dettami e con lo spirito dello stesso PAN oltre che con quanto stabilito dalla Commissione Europea in tema di riduzione delle emissioni dei gas serra, il cosiddetto piano 20-20-20. Insomma una politica governativa che, come spesso da noi evidenziato, è apparsa sovente schizofrenica in tema di incentivazione delle energie rinnovabili e senza un indirizzo del tutto univoco.

E più volte, infatti, c’erano state prese di posizione contro le previsioni dell’art 45 della Mavora Economica, ritenute dannose per l’ambiente e per l’economia, in un momento congiunturale di crisi economica in cui la green economy è l’unica con segno positivo.

Ad esempio secondo i vertici di Assoelettrica, l’associazione di Confindustria che riunisce le imprese elettriche la soppressione dell’obbligo di riacquisto avrebbe comportato un sicuro collasso del mercato dei certificati verdi, a causa del permanere della domanda rigorosamente inferiore all’offerta. Bisogna dire, ad onor del vero, che nel 2009 in Italia la quota di Certificati Verdi rimasti invenduti (e quindi riacquistati dal GSE) valeva ancora circa 600 milioni di euro. Secondo Assoelettrica, comunque, la conseguenza sarebbe stata quella di mettere fuori mercato buona parte delle iniziative realizzate dagli operatori elettrici negli ultimi anni, rendendo sempre più difficile il conseguimento degli obiettivi fissati perl’ Italia in sede europea.

Uno studio di Anev (eolico) in partner con Abi, poi, ha evidenziato che gli investimenti a rischio sarebbero ammontati ad oltre 4,6 miliardi. Inoltre secondo Roberto Longo di Aper «L’emendamento introdurrebbe un pericoloso principio, quello di indebito trasferimento dalle bollette elettriche al bilancio dello Stato di fondi per dare copertura ad altre componenti della spesa pubblica, che con il sistema elettrico non hanno nulla a che vedere».

Tutto risolto, dunque ? Saremo riusciti a salvare capra e cavoli, mantenendo il meccanismo dei certificati verdi con i benefici ambientali ed economici riuscendo anche ad evitare le storture che il meccanismo stesso comportava per il mercato ? Non resta che attendere, augurandosi che anche in tema di energie rinnovabili trovino presto concreta attuazione le linee generali di condotta previste nel PAN, prima tra tutti l’approvazione definitiva del Conto Energia 2011 che proprio oggi dovrebbe essere discusso nella conferenza Stato-Regioni.

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