Vi ricordate quando – neanche un anno fa – abbiamo parlato dell’azione non violenta di Greenpeace, che navigando tra Corsica e Sardegna chiedeva di proteggere le bocche di Bonifacio dal passaggio delle navi? Finalmente arriva una buona notizia: l’appello è stato accolto. Proprio ieri Stefania Prestigiacomo e Jean Louis Borloo, ministri per l’ambiente di Italia e Francia, si sono incontrati su una nave, al largo di Palau, e hanno siglato un accordo per trasformare l'area in un parco marino protetto, vietando così il passaggio di imbarcazioni pericolose, che mettono a rischio la preziosa biodiversità della zona.
Vi ricordate quando – neanche un anno fa – abbiamo parlato dell’azione non violenta di Greenpeace, che navigando tra Corsica e Sardegna chiedeva di proteggere le bocche di Bonifacio dal passaggio delle navi? Finalmente arriva una buona notizia: l’appello è stato accolto. Proprio ieri Stefania Prestigiacomo e Jean Louis Borloo, ministri per l’ambiente di Italia e Francia, si sono incontrati su una nave, al largo di Palau, e hanno siglato un accordo per trasformare l’area in un parco marino protetto, vietando così il passaggio di imbarcazioni pericolose, che mettono a rischio la preziosa biodiversità della zona.
Ma facciamo un passo indietro. Il 3 agosto dello scorso anno, a largo delle coste di Lavezzi, gli amministratori locali della Corsica e del Nord della Sardegna avevano redatto e firmato un appello destinato ai rispettivi ministri dell’ambiente per sollecitarli a presentare una richiesta unanime all’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO). Il documento chiedeva di trasformare le bocche di Bonifacio in un’“Area Marina Particolarmente Sensibile” (PSSA) e vietare così il passaggio di navi potenzialmente dannose per la biodiversità marina.
Per ottenere la protezione di quest’area, Greenpeace è scesa in campo prima con un’azione dimostrativa, poi anche a livello diplomatico, coinvolgendo le autorità locali e presentandosi a Roma per sollecitare direttamente il ministro Prestigiacomo.
L’impegno ha portato i suoi effetti e finalmente i due ministri hanno dato il loro nulla osta all’avvio dei progetti di tutela della biodiversità nell’area, che diventerà Parco marino transfrontaliero delle Bocche di Bonifacio. Questo prevede la formazione di un gruppo europeo di collaborazione territoriale tra il Parco nazionale dell’Arcipelago della Maddalena e la riserva naturale delle Bocche di Bonifacio, in modo da unire le forze per la creazione e la tutela costante del parco marino.
“I documenti che firmiamo – ha dichiarato il ministro Prestigiacomo dopo la sigla – sono un po’ il manifesto, su cui chiediamo il supporto di tutti, dall’Ue alle autorità locali alle associazioni ambientaliste, per la creazione di questo primo parco transnazionale di tutela marina”.
Anche il WWF ha naturalmente espresso la sua soddisfazione per l’importante traguardo, soprattutto perché gli accordi di collaborazione tra Italia e Francia sono di vecchia data, ma solo ora iniziano a dare i loro primi veri frutti.
“È dall’accordo italo-francese del 19 gennaio 1993 che Italia e Francia si sono date come obiettivo la tutela dell’ambiente marino, attraverso l’armonizzazione delle norme di protezione ambientale e delle misure per uno sviluppo economico-sociale sostenibile – ha fatto sapere Stefano Leoni, presidente del WWF Italia, presente alla firma dell’accordo – Quindi è bene che si passi dalle parole ai fatti per tutelare le Bocche di Bonifacio, costituendo un gruppo di lavoro che porti a stilare il vero e proprio atto di costituzione del Parco internazionale, che per ora rimane solo un impegno di lavoro. Bisogna poi ricordare – ha continuato Leoni – che la vera partita si gioca sulla regolazione del traffico marittimo di sostanze pericolose. In questo ambito, il WWF è stato uno dei principali fautori dall’Accordo volontario sugli standard di sicurezza ambientale nei trasporti marittimi del primo giugno 2001, firmato da sindacati e Confindustria e promosso dal Ministero dell’Ambiente d’intesa con il Ministero dei Trasporti.
Nell’intesa firmata oggi dai ministri Borloo e Prestigiacomo – ha continuato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia – i due Paesi si ripromettono anche di regolare o limitare il traffico marittimo per evitare il rischio di incidenti attraverso la costituzione di una PSSA (Particularly Sensitive Sea Area, Area marina particolarmente sensibile). Alla luce del disastro del Golfo del Messico, ma anche dell’affondamento della Haven (nel 1991, davanti ad Arenzano, il peggior disastro ambientale mai avvenuto nel Mediterraneo), anche questo impegno deve essere ineludibile, perché almeno in un’area così delicata, gli interessi commerciali non prevalgano sulla conservazione della natura e sulla sicurezza della navigazione, che in questa zona è particolarmente critica. Per il WWF, come già avviene per le navi italiane e francesi, le Bocche di Bonifacio devono essere interdette al più presto alle navi di Paesi terzi cariche di idrocarburi o sostanze pericolose (gas e sostanze chimiche). Inoltre, si devono individuare corridoi per la navigazione marina attraverso le Bocche che consentano di allontanare i pericoli dalle aree più delicate, attraverso l’uso del VTS (Vessel Traffic System – Sistema di controllo della navigazione marittima)”.
Soddisfazione, ma con riserva arriva da Greenpeace: “Ci congratuliamo con il Ministro Prestigiacomo e confidiamo che a questo primo passo ne seguano altri per garantire la tutela di quest’area e più in generale del Santuario dei Cetacei e del Mediterraneo – dichiara Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia – Per salvare il nostro mare, però, non servono parchi di carta, ma una rete di riserve marine che protegga veramente aree chiave come il Santuario dei Cetacei o il Canale di Sicilia”.
Visto che, come la storia insegna, non sempre la firma di un accordo è sufficiente, riferendosi all’accordo del 1999 per la creazione del Santuario dei Cetacei “Pelagos” che non ha portato ad avere nessuna protezione reale, Greenpeace non riesce ad esultare completamente e spera che stavolta l’Italia faccia davvero “un salto di qualità nelle politiche di tutela del mare sia a livello nazionale che nell’ambito di processi internazionali come la Convenzione di Barcellona. Le minacce aumentano ed è doveroso che l’Italia insieme a tutti i Paesi del Mediterraneo – a cominciare dalla Francia che condivide con l’Italia la responsabilità del ritardo nella protezione del Santuario dei Cetacei – continuino a muovere passi concreti per mantenere ciò che hanno da tempo promesso“.
Insomma, il lavoro da fare è ancora lungo, ma finalmente è stato raggiunto un importante punto di svolta.
Verdiana Amorosi