Robert Harvey Oshatz non è solo un architetto. E’ – come recita il sito del suo studio – anche un’artista, un realizzatore di sogni, un esploratore di spazi già esistenti. Per questo motivo quando nel 1997, un committente gli chiese di costruirgli una casa tra gli alberi che potesse diventare parte del paesaggio naturale e in grado di “affrontare” il flusso della musica, il poliedrico architetto americano si mise subito all'opera.
Io sono uno di quei milioni di persone che da bambino sognava una suggestiva ed emozionante casetta sull’albero. Luogo dove avrei voluto vivere le mie avventure, i miei giochi, i miei sogni. Purtroppo, però, vuoi perché ho sempre vissuto in città dove cemento e palazzi sono stati a farla da padrone o vuoi che i miei capricci non siano stati così efficaci nella commozione dei miei genitori, io la casetta sull’albero non l’ho mai avuta. Venuto a conoscenza di una singolare notizia, ho ricominciato a crederci. Anche se non sono più un bambino e non ho più bisogno di giocare, a quanto pare vivere su un albero è possibile anche da “grandi”.
Il cliente, infatti, era troppo spesso vittima di richiami da parte degli altri condomini proprio a causa della sua sfrenata passione per la musica. Così da questa protesta nasce Wilkinson Residence: la residenza per poter vivere in solitudine, tra gli alberi e senza privarsi del piacere della musica.
Bisognerebbe realmente passeggiare per la casa per cogliere la complessità della struttura e comprendere a pieno la sua connessione verso l’esterno. Per ora non possiamo, accontentiamoci di vedere le foto di questo fantastico quanto archetipo esempio di architettura integrata al paesaggio.