Google pensa alle rinnovabili e crede nell’Italia

Google è in possesso di una licenza per poter comprare e vendere elettricità negli USA. Recenti acquisizioni e dichiarazioni fanno pensare che non voglia solo autoalminetarsi.

Non molto tempo fa Google Inc. aveva fatto una strana richiesta, che strana non era poi tanto: poter comprare e vendere energia elettrica.

Questo risulta dalla domanda presentata e accettata dalla stessa ex-società web, che quindi possiamo tranquillamente considerare multiutility, presso la Federal Energy Regulatory Commission, dove veniva altresì specificato che nessun impianto era in possesso di Big G. L’obiettivo ? Cercare di autoalimentarsi. Lecito per carità.

Tra l’altro sono già due anni che Google aveva dichiarato di “poter aiutare il mondo a ridurre l’impatto ambientale” investendo nel fotovoltaico a concentrazione , e che “in 2-3 anni potremmo avere un sistema pilota di dimensioni significative che genererà potenza ad un costo di 5 centesimi di dollaro al Kwh.

Ultimamente l’accelerazione, con la partecipazione in Nextra Energy Resources in due parchi eolici, per un investimento complessivo di 38,8 milioni di dollari ed un totale di 169,5 MW.

L’ipotesi è de La Stampa è quella di un ingresso in punta di piedi sul mercato, e ne ha anche parlato con Stefano Maruzzi, il country manager italiano di Google: “Stiamo scandagliando la situazione a livello globale e stiamo facendo diversi investimenti nelle energie rinnovabili”. Il manager afferma inoltre che essendo l’Italia il paese del Sole, si presta più di altri a potenziali iniziative nel campo delle rinnovabili.

Certo, e senza dubbio, un fattore di crescita di Google potrebbe essere proprio la riduzione di uno dei costi di maggiore incidenza, quello elettrico, assolutamente necessario per lo sviluppo tecnologico e quindi dei servizi web. E i ricavi incassati con una potente campagna di Social Responsability che invece di puntare sulla piantumazione di qualche albero, punterebbe sulla compensazione delle proprie necessità elettriche (non in termini di CO2). Ma neanche ci stupiremmo se il piano della più potente azienda al mondo (minacciata ultimamente come non mai) fosse anche quello di allargare e diversificare prodotti e canali distributivi.

Fonte: GreenBiz.it

Mario Notaro

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