Napoli, acqua gratis per le fasce sociali più deboli

Nei giorni della mobilitazione in favore dell’acqua pubblica, con la raccolta firme per la Campagna referendaria L’acqua non si vende, giunta in meno di un mese a superare le 500 mila adesioni (l’obiettivo dei promotori era di toccare quota 700 mila, e sembra sempre più vicino), da Napoli arriva un segnale confortante. Il Comune partenopeo ha infatti approvato una delibera che, per la prima volta in Italia, istituisce il diritto all'acqua per i più poveri, fissando un minimo vitale garantito per il consumo idrico. Una vera e propria dichiarazione di principio, che fa seguito al dibattito sulla privatizzazione dell’acqua innescato dall’approvazione del decreto Ronchi, lo scorso autunno.

Nei giorni della mobilitazione in favore dell’acqua pubblica, con la raccolta firme per la Campagna referendaria L’acqua non si vende, giunta in meno di un mese a superare le 500 mila adesioni (l’obiettivo dei promotori era di toccare quota 700 mila, e sembra sempre più vicino), da Napoli arriva un segnale confortante. Il Comune partenopeo ha infatti approvato una delibera che, per la prima volta in Italia, istituisce il diritto all’acqua per i più poveri, fissando un minimo vitale garantito per il consumo idrico. Una vera e propria dichiarazione di principio, che fa seguito al dibattito sulla privatizzazione dell’acqua innescato dall’approvazione del decreto Ronchi, lo scorso autunno.

La delibera porta la firma degli assessori alle Politiche sociali, Giulio Riccio, e alle Risorse strategiche, Michele Maggese e diventerà esecutiva a partire dalla prossima bolletta. Per usufruire dell’opportunità, tutti i cittadini interessati possono contattare via web o telefonicamente l’ARIN, l’azienda per le risorse idriche di Napoli e presentare il modulo con la richiesta, accompagnato dalla dichiarazione ISEE, per dimostrare di percepire un reddito inferiore ai 7.500 euro annui. La seconda condizione per accedere al bonus è dimostrare di essere residenti nell’abitazione in cui c’è l’allaccio dell’acqua.

Per via di un generale adeguamento delle tariffe, conseguente ad una deliberazione delCipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) e ad una circolare del Ministero per lo Sviluppo Economico, la bolletta dell’acqua dei cittadini napoletani ha visto un incremento di circa 80 centesimi al mese, pari a 2,40 euro a trimestre. Partendo da tali dati, la delibera del Comune prevede una fornitura gratuita di 250 litri giornalieri, che corrispondono a 41,32 euro all’anno, per tutte le famiglie che vivono con meno di 7.500 euro. I conti si faranno direttamente sul contatore di casa e gli eventuali consumi superiori alla quantità prestabilita dovranno essere regolarmente pagati dagli intestatari delle bollette.

Quindi, se per una famiglia media l’aumento della bolletta dell’acqua si attesta su un 4,4% annuo, una famiglia in condizioni disagevoli può risparmiare il 19% sui propri consumi. Il “peso” economico del provvedimento ricadrà sul Comune di Napoli e sull’ARIN, che hanno predisposto uno stanziamento di circa un milione e mezzo di euro: in buona parte, però, sarà l’aumento generale delle tariffe a pareggiare l’agevolazione. Secondo le stime del Comune, il provvedimento interesserà circa 120 mila napoletani: ben 37.500 famiglie appartenenti alle fasce sociali più deboli saranno le prime a vedersi riconosciuto il diritto ad un minimo vitale garantito per il consumo di un bene prezioso e imprescindibile come l’acqua.
In un periodo di gravi crisi economica, come quello che stiamo attraversando, e rispetto a nessuna risposta messa in campo dal Governo per sostenere i redditi delle fasce meno abbienti della società – dichiarano Michele Saggese Saggese e Giulio Riccio, promotori della delibera – è un fatto importante che colloca il Comune di Napoli in controtendenza con le scelte operate dal Governo Berlusconi, il quale con il decreto Ronghi, ha privatizzato l’acqua. Una privatizzazione alla quale il Comune si oppone lavorando attivamente affinché il servizio idrico della nostra città resti saldamente in mano al pubblico. La delibera approvata è solo un primo passo. La nostra iniziativa deve continuare sostenendo il referendum per la difesa dell’acqua pubblica che, a pochi giorni dall’inizio della raccolte di firme, ha già superato quota 500 mila, segno che la popolazione è nettamente contraria alla privatizzazione di questo bene comune primario”.

Lisa Vagnozzi

Per ulteriori informazioni: il sito del Comune di Napoli

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