Esce oggi il rapporto “Left in the Dust”, l’inchiesta di Greenpeace sull’eredità radioattiva di AREVA nelle città del deserto del Niger.
Esce oggi il rapporto “Left in the Dust”, l’inchiesta di Greenpeace sull’eredità radioattiva di AREVA nelle città del deserto del Niger. Il colosso francese dell’energia nucleare, per gli elevati livelli di radioattività riscontrati ad Akokan, continua a mettere in serio pericolo la popolazione nigeriana, già indebolita da una situazione sociale precaria, il Niger infatti è uno dei paesi più poveri dell’Africa.
Acqua, aria e terra radioattive. Intorno alle cittadine di Arlit e Akokan, a pochi chilometri dalle miniere di AREVA, le rilevazioni effettuate da Greenpeace in collaborazione con il laboratorio francese indipendente CRIIRAD e la rete di ONG ROTAB, hanno accertato livelli di contaminazione altissimi, 500 volte superiori ai valori normali nell’area.
Un disastro iniziato nel 2003 e testimoniato da questo video:
La situazione che Almoustapha Alhacen, Presidente della Ong locale Aghir in’Man descrive è gravissima. «La radioattività crea più povertà perché causa molte vittime. Ogni giorno che passa siamo esposti alle radiazioni e continuiamo a essere circondati da aria avvelenata, terra e acqua inquinate, mentre AREVA fattura centinaia di milioni di dollari grazie alle nostre risorse naturali». Un crimine contro l’umanità e l’ambiente.
Le analisi di Greenpeace mostrano che, in quattro casi su cinque, la radioattività nell’acqua supera i limiti ammessi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Acqua che viene distribuita alla popolazione, ignara del pericolo.
L’esposizione all’uranio causa anche patologie delle vie respiratorie e non a caso nella regione delle miniere di AREVA i tassi di mortalità legati a problemi respiratori sono il doppio che nel resto del Paese.
Le ONG locali descrivono uno stato aggravato dal controllo di AREVA sugli ospedali per l’occultamento di molti casi di cancro.
«Sono paesi come il Niger a scontare la follia nucleare dell’occidente – spiega Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace – Anche l’Italia si appresta a costruire le sue centrali con AREVA e questo è l’ennesimo drammatico risvolto dell’atomo».
Greenpeace chiede azioni concrete:
- uno studio indipendente in Niger sulle miniere e le città circostanti, seguito da una completa bonifica e decontaminazione;
- controlli costanti per garantire che AREVA rispetti le normative internazionali di sicurezza, tenendo conto della condizione dei lavoratori, dell’ambiente e della popolazione locale;
- l’assunzione di maggiore responsabilità etica da parte di AREVA che deve informare la popolazione e le autorità locali sui rischi delle miniere di uranio.
Per uno studio approfondito, scarica il rapporto “Left in the Dust”.