La IBM sta mettendo a punto un tipo di plastica rivoluzionaria interamente biodegradabile e biocompatibile. Lo studio, condotto dalla multinazionale americana insieme all'Università di Stanford è stato recentemente pubblicato sulla rivista Macromolecules della American Chemical Society. Nell'articolo vengono illustrate le scoperte che puntano a sviluppare questo nuovo tipo di plastica che potrebbe avere implicazioni di sostenibilità in una vasta gamma di settori tra cui anche quello della sanità e quello della microelettronica.
La IBM sta mettendo a punto un tipo di plastica rivoluzionaria interamente biodegradabile e biocompatibile. Lo studio, condotto dalla multinazionale americana insieme all’Università di Stanford è stato recentemente pubblicato sulla rivista Macromolecules della American Chemical Society. Nell’articolo vengono illustrate le scoperte che puntano a sviluppare questo nuovo tipo di plastica che potrebbe avere implicazioni di sostenibilità in una vasta gamma di settori tra cui anche quello della sanità e quello della microelettronica.
Lo studio punta ad applicare l’organocatalisi alla chimica “ecologica” dei polimeri attraverso un nuovo approccio che utilizza catalizzatori organici rendendo possibile sviluppare molecole biodegradabili ben definite, prodotte da risorse rinnovabili. Spiega Josephine Cheng, Vice Presidente del settore dell’IBM che si occupa di ricerca: “Stiamo esplorando nuovi metodi per applicare la tecnologia e la nostra competenza nella scienza dei materiali per un futuro sostenibile ed ecologicamente sano. Lo sviluppo di nuove famiglie di catalizzatori organici – continua Josephine Cheng – apporta maggiore versatilità alla chimica “verde” e apre la strada a nuove applicazioni, come la produzione di plastica biodegradabile, il miglioramento del processo di riciclaggio e del trasporto dei farmaci“.
Questo tipo di nuove plastiche, insomma stando a quanto riportato dall’azienda, potrebbero portare a risolvere anche uno dei maggiori problemi legati allo smaltimento del prodotto: quello delle bottiglie di plastiche usa e getta, una tra le sfide ambientali più impegnative. Si stima infatti che ogni anno vengano utilizzati 13 miliardi di bottiglie di plastica. Il problema è che, pur essendo la plastica riciclabile, i materiali realizzati con le bottiglie di plastica riciclate vengono eliminati in discarica: si parla in questo caso di un “riutilizzo di seconda generazione”. Tutto ciò comporta che, solo negli Stati Uniti, ogni anno più di 28 chilogrammi di imballaggi di plastica pro capite non vengano ripetutamente riciclati.
Nello specifico, gli studi nel campo della chimica ecologica condotti dalla IBM e della Stanford University, puntano alla creazione di un nuovo processo che sia in grado di invertire il processo di polimerizzazione, ossia di creazione della macromolecola sintetica della plastica, rigenerando i monomeri al loro stato originale. Inoltre, la IBM collabora con gli scienziati del King Abdulaziz City for Science and Technology (KACST) con lo scopo di sviluppare il processo di riciclaggio anche per la plastica in polietilene tereftalato (PET), comunemente impiegata nei contenitori per alimenti, bevande e altri liquidi.
Infine, questi importanti progressi sono promettenti non solo per le plastiche, ma anche per la biomedica. Ad esempio, molti farmaci anti-cancro sono spesso così potenti da attaccare sia le cellule cancerose sia quelle sane. L’uso dell’organocatalisi potrebbe portare alla creazione di polimeri personalizzati che siano in grado di trasportare il farmaco ad una specifica cellula o regione.
In attesa che questa rivoluzionaria scoperta venga applicata nell’uso quotidiano, ricordiamo qualche idea per riciclare la bottiglie di plastica.
Lorenzo Briotti