Il rapporto sulle auto elettriche delle associazioni mette in guardia sulla modalità di ricarica delle auto ZE che se non dovesse avvenire tramite fonti rinnovabili porterebe ad un innalzamento dei livelli di CO2
Sarebbe paradossale: acquistare un’auto elettrica credendo di risparmiare e di fare del bene all’ambiente per poi scoprire, alla fine, di ottenere l’effetto contrario, ovvero aumentare le emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Potrebbe succedere davvero se le auto elettriche continueranno ad essere alimentate facendo ricorso a reti elettriche obsolete e non intelligenti, rifornite da energia proveniente da fonti fossili anziché da fonti rinnovabili. Oppure se dovesse continuare una politica industriale secondo la quale chi produce auto elettriche è autorizzato, per compensazione, a produrre un numero maggiore di auto tradizionali inquinanti, secondo il cosiddetto meccanismo dei “super credits”.
Questo quanto prospettato dal rapporto indipendente “Energia verde per le auto elettriche” ( la cui sintesi in italiano è disponibile qui), commissionato congiuntamente da Greenpeace, Friends of the Earth Europe e Transport & Environment, e redatto dalla società di consulenza CE Delft, secondo il quale mettere su strada auto elettriche potrebbe far aumentare l’anidride carbonica se queste non saranno effettivamente alimentate da energia verde. Pertanto le organizzazioni ambientaliste, che hanno fatto sentire ieri la loro voce in occasione della riunione dei Ministri Europei dell’Industria svoltasi a San Sebastiàn, in Spagna, per la stesura di un piano d’azione europeo in materia di veicoli elettrici, chiedono di fissare obiettivi nazionali per la produzione di energia da fonte rinnovabile per assicurare che i veicoli elettrici siano realmente a ‘zero emissioni‘.
“Le automobili elettriche sono un importante strumento per la transizione verso un modello di trasporto sostenibile – afferma Andrea Lepore, responsabile della campagna Clima di Greenpeace – ma il loro sviluppo deve essere accompagnato da un adeguato impegno per garantire la loro alimentazione con energie rinnovabili“.
Secondo il rapporto, (qui disponibile in inglese per intero) la normativa europea in materia di emissioni dalle automobili è inadatta perché il meccanismo dei “super crediti” consente ai produttori di usare la vendita di veicoli elettrici per compensare la continua produzione di automobili a elevate emissioni: per ogni auto elettrica, i costruttori possono vendere oltre tre veicoli ad alta emissione senza conteggiarli ai fini del calcolo delle emissioni di CO2 . Un aumento del 10% nelle vendite di auto elettriche, dunque, potrebbe portare in Europa a un aumento del 20% delle emissioni di CO2 nel settore automobilistico.
Le organizzazioni ambientaliste chiedono che i “super-crediti” siano eliminati nelle attuali e future normative sulle emissioni di CO2, a partire dalla discussione per la regolamentazione delle emissioni dei veicoli commerciali e dei furgoni. Inoltre, tutte le auto elettriche vendute sul mercato europeo dovranno essere dotate dei cosiddetti “contatori intelligenti”, uguali per tutti gli stati membri, strumenti che consentano ai veicoli di essere in carica solo quando sono disponibili eccedenze di energia, per lo più da fonti rinnovabili.
“Veicoli elettrici non intelligenti collegati a una rete elettrica non intelligente aumenterebbero solo la domanda di carbone e di energia nucleare e ci spingerebbero lontani da un futuro energetico sostenibile” conclude Andrea Lepore di Greenpeace.
E proprio i trasporti, infatti, sono un tasto dolente in Europa, visto che è il settore con la maggiore crescita di gas serra nei 27 Stati membri: dal 1990 le sue emissioni sono cresciute del 38%. Per questo gli ambientalisti chiedono all’ Ue di correggere la legislazione sui “super-crediti”, che, attualmente, consente ai costruttori di mettere sul mercato 3,5 auto più inquinanti per ciascuna auto elettrica venduta, senza un impatto sul target complessivo delle emissioni. Ma mettere sulle strade vetture elettriche senza nuove regole ‘verdi’ significa aumentare la produzione di elettricità da carbone e da nucleare. È importante, quindi, che ciascun Paese ritocchi al rialzo i suoi obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili, per fare in modo che non siano vanificati gli sforzi per una economia ambientalmente sostenibile.
Ma quanto piacciono le auto ecologiche in Italia? Secondo i dati Unrae, l’associazione che rappresenta le case estere in Italia, nel 2009 rispetto al passato c’é stato un boom di vendite, quadruplicate (+202,6%) rispetto al 2008, soprattutto di vetture a Gpl, poi auto a metano, quindi ibride, ad etanolo, e una minima parte di elettriche essendo quest’ultime ancora poco diffuse sul mercato. Per avere un vero e proprio impatto sul parco circolante di auto ibride, secondo gli esperti, si parla di aspettare almeno dieci, quindici anni.
E le elettriche? Oltre ad attendere il lancio sul mercato dei vari modelli e concept presentati dalle Case Automobilistiche, per la loro diffusione, manca ancora una vera e propria rete di ricarica e cominciano a partire solo adesso i primi progetti pilota per l’installazione delle colonnine, come ad esempio e-mobility avviato da Mercedes in collaborazione con Enel nelle città di Roma, Pisa e Milano.