Idratanti, antirughe, antistress, da giorno e da notte, rigeneranti e ristrutturanti: sugli scaffali dei supermercati di creme per il viso ce ne sono davvero di tutti i tipi. Ma le confezioni sono tutte eco-compatbili? Greenme ha fatto per voi un test, analizzando e confrontando le varie creme per il viso, con un’attenzione particolare al confezionamento e ai materiali usati dalle case produttrici più note e commercializzate sugli scaffali. Eccone i risultati…
Idratanti, antirughe, antistress, da giorno e da notte, rigeneranti e ristrutturanti: sugli scaffali dei supermercati di creme per il viso ce ne sono davvero di tutti i tipi. Ma le confezioni sono tutte eco-compatibili e responsabili? greenMe.it ha fatto per voi un test, analizzando e confrontando le varie creme per il viso, con un’attenzione particolare al volume del packaging e ai materiali usati dalle case produttrici più note e commercializzate sugli scaffali per confezionare i loro prodotti. Eccone i risultati…
In questa sede non vogliamo entrare nel merito della qualità delle singole creme, per la quale esistono certificazioni e studi ad hoc realizzati da enti e organi molto più competenti (vedi la classifica di Greenpeace), la nostra analisi è limitata invece agli imballaggi e all’attenzione delle case produttrici verso questa componente, anch’essa fondamentale nel calcolo dell’impatto ambientale di un determinato prodotto. In particolare i materiali utilizzati, la quantità di imballaggio e la funzionalità delle confezioni dal punto di vista degli sprechi.
Iniziamo con una delle marche più comuni, presente in tutti i supermercati: l’Oréal. Tra le varie creme lanciate da questa casa produttrice, le linee Age perfect, Collagene, Decontract rughe, Chiave giovinezza, Revitalift e Attiva Hydra Fresh, hanno confezioni abbastanza leggere e biocompatibili. Tutte quante infatti sono contenute in vasetti dal fondo piuttosto largo, che rende possibile usufruire di tutto il prodotto, fino all’ultime dose di crema, dando la possibilità di svuotare e raschiare bene il contenitore. Sono rivestiti da una semplice scatolina di carta e non hanno cellophane ad arricchire il packaging.
Diverse invece alcune creme della Olaz. La Definity, ad esempio, oltre al vasetto e alla scatolina di cartone, è arricchita da un rivestimento di cellophane, inutile ai fini della conservazione del prodotto. Lo stesso vale per Rigenerist night e Total Effect night. Prive di cellophane, e quindi migliori rispetto alle altre linee e ad alcune altre marche, la crema Antirughe giorno, Provital giorno, Complete crema giorno e Double action day cream.
Passiamo ora alla Garnier.
Tra tutte le case produttrici di creme di bellezza maggiormente commercializzate e pubblicizzate, la Garnier è al momento quella più sensibile al problema del packaging. Tutte le sue creme infatti sono prive del cellophane, sono contenute in vasetti di plastica o vetro e imballate in scatoline di carta piuttosto leggera. Vale la pena citare la linea Fresh, quella UltraLift, la Soft sensitive, l’Antirughe, la Nutritionist e la Vital Restore.
Bocciate invece la creme da viso di Cera di Cupra (Pelli giovani, Antirughe, Effetto antietà) per via di un imballaggio troppo ingombrante, anche se il vasetto in cui sono contenute è piuttosto leggero e facile da svuotare. Stessa considerazione per la Leocrema viso rassodante.
Negativo anche il risultato fatto sui prodotti dedicati all’idratazione del viso della Venus (Doppio lifting, Crema antirughe, Vitamine e viso, Antirughe da giorno, Distensya, Effetto lifting notte, Prime rughe) e della Clinians (Correct rughe, Intensea lifting, Azione antitempo, Age beauty, Hydra-t, Base quotidiana antistress, Quotidiana antirughe). Tutte queste creme infatti hanno un imballaggio eccessivo rispetto alla quantità di prodotto realmente venduta; in alcuni casi è quasi più voluminoso il packaging che non la crema idratante.
Tuttavia, i peggiori risultati del nostro test provengono dalla tedesca Nivea, che in alcuni casi mette sullo scaffale scatoline e confezioni decisamente molto più grandi, voluminose e sproporzionate rispetto alla quantità di crema effettivamente offerta nel vasetto.
Un esempio? La crema per il viso Expert lift, contenuta in un barattolo di plastica, incastonato in una scatolina di cartone spesso, con il doppio fondo (per rendere la confezione più alta e quindi più visibile sugli scaffali) e avvolta dal classico cellophane. Insomma un inutile spreco di cellulosa per promuovere appena 50 ml di crema. Stesso discorso vale per la crema viso antietà DNAge. Molto simile anche l’imballaggio della crema Triplazione giorno e quella da notte, la Q10 antirughe, l’Aqua sensation e la Q10plus, che nel packaging sono sostanzialmente identiche alle precedenti, ad eccezione per l’assenza del cellophane. Tutte queste creme infatti, per essere ben in vista sugli scaffali, sono rivestite da cartoncini spessi, pesanti e sproporzionati rispetto alla quantità e al volume del prodotto venduto. Diversa invece la crema Rivitalizzante , quella Visage idratante e la Nutriente, che hanno una confezione più semplice e leggera: vasetto e scatolina di carta.
Ma curiosando tra i prodotti offerti sugli scaffali del supermercato, abbiamo scoperto che esiste anche una buona crema idratante fatta di ingredienti 100% naturali ed erboristici: la Omnia Botanica. Sicuramente più sensibile di altre anche al problema dell’impatto ambientale del confezionamento. Per l’imballaggio della crema infatti prevede solo un vasetto e una scatolina di cartoncino leggero. Lo stesso vale per il burro di Carité della linea I Provenzali e per la crema idratante per il viso della linea Naturacosmetic dell’Angelica, contenuta in un tubo in plastica, ma senza l’uso di ulteriori cellophane.
Erbolario Tra le creme dedicate all’idratazione del viso prodotte dalla nota casa erboristica italiana, consigliamo quella al polline dei fiori, quella all’elicrisio e all’aloe, la crema tonificante e quella alla pappa reale, l’antirughe, la rigenerante notte, la ristrutturante e la tonificante, perché sono tutte contenute in vasetti di plastica riciclabile, facili da usare e da svuotare, che danno modo di utilizzare tutto il prodotto, senza il rischio di gettare via un po’ di crema insieme al contenitore. Inoltre, anche il packaging è piuttosto ridotto, perché il vasetto di plastica è inserito all’interno di una scatolina di cartone piuttosto leggera e senza l’uso di ulteriori incartamenti o cellophane.
Diverso invece il caso della crema idratante nel tubetto di metallo, che proprio per la forma e il materiale con cui è realizzato non da modo di utilizzare tutto il prodotto. È un po’ come succede con il dentifricio, ne rimane sempre un po’ all’interno del tubetto; circa un paio di dosi, che vanno gettate insieme al contenitore nel momento in cui non si riesce più a spremerlo.
Bottega verde Tutti positivi invece i test fatti sulle creme idratanti della bottega verde, inclusa quella a base di miele, uscita proprio in queste settimane. Il packaging prevede un vasetto di plastica o di vetro inserito in una scatolina di plastica leggera. Niente uso di scatole particolari quindi, spesso rinforzate e molto rigide, con ulteriore spreco di carta, o avvolte dall’inutile cellophane.
Yves Rocher Piuttosto scarsi infine i risultati ottenuti dall’analisi delle confezioni delle creme idratanti della Yves Rocher. I prodotti infatti si trovano all’interno di vasetti di plastica o vetro, rivestiti da una scatolina di cartone e infine avvolti dal classico cellophane.
Il packaging ideale Dal test effettuato sulle creme più conosciute e commercializzate nei supermercati emerge una generale insensibilità al tema dell’imballaggio eco-sostenibile, soprattutto da parte delle grandi case produttrici.
Il packaging ideale sarebbe in realtà il non packaging, ovvero la crema sfusa venduta a etti, come avveniva una volta per lo zucchero, la farina o la pasta.
In attesa di un’azienda che riduca al minimo il volume e il peso dei materiali utilizzati per il confezionamento, consigliamo di porre una grande attenzione non solo al costo e alla qualità del prodotto (meglio se naturale e biologico) ma anche alla quantità di carta, plastica e metallo utilizzati per imballare le nostre creme.
Non basterebbe un vasetto di vetro chiuso sottovuoto, come si fa per i succhi di frutta?