Rugby, un nobile sport per “guerrieri” tra lealtà e solidarietà

Il rugby è uno sport nobile, leale i cui proventi sono spesso destinati ad opere di solidarietà che, soprattutto in questi giorni sta attirando l'attenzione di sempre più persone.

Tutti pazzi per il rugby! Novembre è un mese caldissimo per gli appassionati italici di questo nobile sport, ma non soltanto per loro. Infatti le tre super sfide organizzate in questo periodo nel nostro Paese fra gli Azzurri e il meglio del rugby mondiale sta appassionando anche chi fino ad adesso ignorava di esso tutto o quasi. Il rugby potremmo dire è uno degli sport in assoluto più “cavallereschi” fra tutte le discipline sportive esistenti, basato innanzitutto sul rispetto dell’avversario e su un preciso codice morale.

Sarà forse anche per questo che ultimamente il rugby sta attirando sempre più l’attenzione e diventa sempre più di tendenza. Basti pensare ai diversi calendari dedicati ai giocatori-guerrieri di questo nobile sport, i cui proventi sono spessissimo stati destinati a opere di solidarietà.

Anche se non è proprio uno sport di massa – in tutto il mondo esiste appena un centinaio di club professionistici, e non più di tremila giocatori – è una disciplina davvero affascinante che quando lo scopri, ne impari le regole e tutto il meccanismo, compreso il fortissimo senso di lealtà sportiva che sta alla sua base, non ti lascia più, perché alla fine chi abbraccia il rugby abbraccia anche una filosofia di vita, potremmo dire senza esagerare. Te ne innamori e non puoi farne più a meno, di praticarlo certo, ma anche di seguirlo dal vivo o in televisione.

E per scoprirne la magia, appunto il mese di novembre, dopo la sfida stellare di San Siro, che ha fatto registrare il tutto esaurito, fra Italia e Nuova Zelanda, i mitici All Blacks (la nazionale in assoluto più apprezzata al mondo), finita 20 a 6 per i neozelandesi, ancora due possibilità per ammirare da vicino i grandi campioni di questo sport con la sfida di oggi, allo stadio “Fiuli” di Udine fra Italia e Sud Africa, e quella di sabato 28 novembre fra gli Azzurri e le Isole Samoa, questa volta nello stadio “Del Duca” di Ascoli.

Sfide che rientrano nel Cariparma Test Match, una competizione internazionale che viene periodicamente organizzata per stabilire la graduatoria di merito tra le nazionali maggiori di tutto il mondo ai fini della partecipazione ai vari campionati ufficiali internazionali. Una competizione di a cui partecipa di diritto anche la nostra nazionale da quando è entrata a far parte delle 10 squadre più forti del mondo.

Peraltro il rugby è stato finalmente ammesso – la notizia è di poche settimane fa – fra gli sport olimpici e nonostante in totale conti nel mondo soltanto tre milioni di praticanti (anche se in realtà appena 750mila lo giocano da adulti), numeri quindi irrisori rispetto, per esempio, al calcio, è uno sport che, come si diceva, affascina moltissimo quando lo si impara a conoscere.

Danza_Maori

Non è un caso che chiunque di fronte a una haka, la danza maori della nazionale neozelandese, rimanga colpito per la straordinaria forza ancestrale e possanza che comunica. Nel suo libro “Maori Games and Haka“, lo studioso Alan Armstrong così descrive la haka: “È una composizione suonata con molti strumenti. Mani, piedi, gambe, corpo, voce, lingua, occhi… tutti giocano la loro parte nel portare insieme a compimento la sfida, il benvenuto, l’esultanza, o il disprezzo contenute nelle parole. È disciplinata, eppure emozionale. Più di ogni altro aspetto della cultura Maori, questa complessa danza è l’espressione della passione, del vigore e dell’identità della razza. È, al suo meglio, un messaggio dell’anima espresso attraverso le parole e gli atteggiamenti.”

Nella concezione che ne hanno i Maori, grandi guerrieri e testimoni delle forze archetipe della natura, questa danza esprime lo stato d’animo interiore di chi la esegue che come tale va vissuta con ogni parte del corpo, compresa lingua penzoloni, denti digrignati e occhi sbarrati, con i suoi molteplici significati. Non si tratta, infatti, solo di una danza di guerra o intimidatoria, come spesso viene considerata in maniera riduttiva, ma può essere una manifestazione di gioia, di dolore, una via di espressione libera che lascia a chi la esegue momenti di libertà nei movimenti in simbiosi con quella natura selvaggia e incontaminata da cui il popolo Maori è stato sempre circondato e che ancora oggi caratterizza – fortunatamente – gran parte di quello straordinario Paese che è la Nuova Zelanda, scrigno incredibile di tesori naturalistici, capaci veramente di togliere il fiato e dove si percepisce, come in poche altre parti del mondo, la maestosità della natura, la sua forza nei confronti della quale ogni opera dell’uomo non può che apparire com’è veramente, irrisoria e piccola piccola.

Una danza che dà subito l’dea di quella che è la natura di questo sport, ragione per cui – avvengono infatti durante le partite molti contatti tra i giocatori, alcuni anche molto impattanti – il mondo del rugby disapprova il comportamento antisportivo, poiché anche una lieve infrazione delle regole potrebbe provocare seri infortuni o addirittura la morte. Ecco perché il rispetto per l’avversario e le regole del gioco sono fondamentali e come sottolineano dalla Federazione Italiana Rugby, bisognerebbe diffondere soprattutto fra i più giovani, a partire dalle scuole, un certo modo di fare sport, come appunto quello del rugby che come pochi altri sport insegna il coraggio, il rispetto, la lealtà, tutti valori che in altre discipline, forse più ricche, ormai non esistono più.

Testo originale Haka:

Ka mate! Ka mate! Ka Ora! Ka Ora!
Tenei te tangata puhuru huru
Nana nei i tiki mai
Whakawhiti te ra.
A upa…ne! ka upa…ne!
A upa ne whiti te ra!
Hei!!!

Traduzione:

È la morte! È la morte! È la vita! È la vita!
Questo è l’uomo peloso
che ha stanato il Sole
e l’ha convinto a splendere ancora.
 Un passo in su! Un altro passo in su!
Un passo in su, ora il Sole splende!!!
Hei!!!

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