Nucleare: la prima centrale a luglio del 2020

La prima centrale nucleare in Italia non ha ancora un sito dove sorgere, ma da oggi ha una data stabilita: luglio 2020.


La prima centrale nucleare in Italia non ha ancora un sito dove sorgere, ma da oggi ha una data stabilita: luglio 2020. L’anno è lo stesso fissato come scadenza limite dalla UE e ribadito nel G8 per ridurre le emissioni. Così rotondo appare con quei due 20 che si susseguono, così lontano sembra quando lo si legge. Ma, come definito dagli esperti Enel, di tratta di “un obiettivo realistico” anche perché da quel 2020 ci separa una sola decade, 10 anni per vedere entrere in funzione la capostipide delle centrali atomiche italiane. Sarà il primo degli altri 4 reattori previsti dal progetto portato avanti con la francese Edf che seguiranno a distanza di 18 mesi uno dall’altro.

Nonostante continui il testa a testa tra Stato e Regioni, e l’opinione pubblica si divida sempre di più, Enel tira dritta per la sua strada e comunica da Flamanvile, dove i due partner stanno costruendo il 3° reattore della centrale francese, l’obiettivo temporale fissato e la possibile tempistica per la definizione del quadro normativo.

Quello che rappresenta uno dei passaggi più delicati, ovvero l’individuazione del luogo, si prevede non prima di luglio 2010. Nel frattempo, massimo febbraio del nuovo anno, si attendono i decreti legislativi da parte del governo per fissare l’iter previsto che affiderà ufficialmente il compito di entrare nel merito dei criteri alla nuova Agenzia per la sicurezza nucleare.

I primi 4 reattori previsti da Sviluppo Nucleare Italia saranno divisi tra tre centrali, anche se questa soluzione non è definitiva e potrebbe essere rivista nel caso in cui diventi possibile nel piano concentrarli in soli due siti con due reattori per centrale.

Anche perché stando agli ultimi sondaggi l’82% degli italiani le centrali nei pressi della propria abitazione proprio non ce le vuole. Di fatto, il 40% sarebbe favorevole o non è totalmente contrario al nucleare, ma se costruito vicino casa sua, la percentuale precipita al 17%. Si tratta del cosiddetto effetto nimby “non nel giardino dietro casa mia” ed è lo stesso che si rivela sistematicamente anche nel caso di discariche e inceneritori.

Simona Falasca

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