Eleonora Cresci Dall'Olanda dei bellissimi oggetti di design 100% bio. A vederli verrebbe voglia di mangiarli. In realtà sono delle originalissime opere d'arte create dalla designer olandese Geke Wouters, che già prima di terminare i suoi studi è sempre stata stranamente attratta dai materiali naturali e dalla ricerca di un metodo per creare opere d'arte dalla vita, per così dire, "breve".
Una volta scoperto il procedimento (rigorosamente tenuto top secret dall’artista), il resto è stato facile: carote, peperoni, pomodori e barbabietole sono diventati, nelle mani della fantasiosa creatrice, ciotole, piatti e bicchieri, commestibili e biologici al 100%. Il colore dipende ovviamente dalla materia prima utilizzata, così come la loro resistenza.
Opere uniche e delicatissime, ma soprattutto molto, molto green. Nessun altro materiale viene infatti utilizzato nella loro produzione, solo frutta e verdura essiccata e pressata fino a trasformarsi in sottili fogli pronti da modellare secondo l’ispirazione del momento. Un vero e proprio nuovo materiale totalmente naturale che può essere utilizzato per le cose più diverse, persino per i biglietti da visita.
Un ulteriore modo per dare alla nostra vita un tocco di eco-sostenibilità, a cominciare dagli oggetti che usiamo tutti i giorni in cucina.
Vi consigliamo però di non utilizzare questo servizio di piatti e bicchieri all’aperto, perché una variazione di temperatura e umidità può variarne la consistenza, facendoli diventare molto più fragili e flessibili.
L’unico inconveniente, e al tempo stesso il senso profondo di queste opere, è infatti la loro caducità: ogni oggetto è destinato ad appassire e indebolirsi, ma forse è proprio questo che l’artista ci vuole trasmettere, il primato del tempo e della natura sull’operato umano.
Come un monito per chi a volte si dimentica – e sono in molti purtroppo – l’importanza del rispetto per l’ambiente e per ciò che ci circonda, per i doni della terra che la giovane artista olandese riesce a rimodellare in modo decisamente originale e unico.
