Greenpeace riporta l'attenzione sul problema dello scioglimento dei ghiacciai mettendo a disposizione video e immagini spettacolari riprese dall'Artic Sunrise attualmente in Groenlandia
Lo scioglimento dei ghiacciai e, in particolare della caletta artica, per effetto del surriscaldamento globale è un allarme lanciato ormai da più voci che è diventato una priorità anche per i grandi della Terra. Se ne parla da anni, spesso con toni apocalittici per una catastrofe imminente che tutti sentono però ancora troppo lontana. Ma vedere con i propri occhi il processo di fusione del ghiaccio che sta facendo letteralmente scomparire l’Artico rende accessibile prepotentemente la portata del problema.
È ancora una volta Greenpeace a riportare l’attenzione sul Polo Nord, ma stavolta lo fa con tanto di dati scientifici, immagini e video spettacolari forniti dall’Artic Sunrise, una delle navi dell’associazione ambientalista che da qualche mese sta monitorando lo scioglimento dei ghiacciai polari in Groenlandia. Il gruppo di scienziati a bordo della nave ha denunciato (e filmato), in particolar modo la rottura del ghiacciao Petermann, uno dei più grandi della Terra, vasto quanto il territorio di Manhattan, la cui perdita avrà conseguenze devastanti sull’innalzamento del livello del mare.
“L’attuale ritmo di fusione del ghiaccio artico – spiega Greenpeace – ha raggiunto livelli senza precedenti. Il ghiacciaio è stato spaccato da un fiume lungo 27 chilometri, con una portata di 50 metri cubi al secondo. A questo ritmo si potrebbe riempire una piscina olimpionica in meno di un minuto. Inoltre, in profondità il ghiacciaio si sta sciogliendo a una velocità ancora maggiore che in superficie“.
Colpa delle correnti calde provenienti dal sud dell’Atlantico che, ad una profondità di 60 metri, stanno accelerando il processo facendo aumentare la salinità del mare.
Dati e prospettive, queste, tutti confermati anche da un recente studio della Nasa che ha dimostrato come “la calotta glaciale non solo diventa sempre più piccola ma anche più sottile e giovane, tanto che la scomparsa della calotta polare artica (i ghiacci che poggiano sul mare) è attesa già nelle estati del 2030. I leader mondiali – prosegue Greenpeace – in occasione dell’ultimo G8, si sono impegnati a limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi ma non hanno indicato il modo in cui sarà raggiunto questo obiettivo. È invece necessario indicare cifre concrete: per evitare che il riscaldamento globale provochi impatti irreversibili e catastrofici occorre stabilizzare le emissioni di gas serra entro il 2015, per poi ridurle drasticamente portandole il più vicino possibile allo zero entro il 2050“.