Cambiamenti climatici, danni all'ambiente perpetrati dall'uomo, semplice evoluzione della specie. Fattori che combinati insieme hanno dato vita a una lenta ma progressiva scomparsa di moltissime specie animali.
La vita sulla Terra ha avuto origine circa quattro miliardi di anni fa con i minuscoli organismi monocellulari da cui è poi sbocciata un’immensa complessità di specie viventi, di cui purtroppo oggigiorno non è rimasta che una minima parte. Innumerevoli specie sono apparse per poi scomparire attraverso cinque momenti di estinzione di massa (l’ultimo 65 milioni di anni fa) che il pianeta nel corso della sua vita ha dovuto affrontare, durante i quali è scomparso ben il 95% delle specie conosciute. Ma se è vero com’è vero che molte specie animali si sono estinte per cause naturali è anche vero che del futuro di molte di quelle ancora esistenti l’uomo ha una grandissima responsabilità.
La distruzione degli habitat, il commercio illegale, il bracconaggio crescente, gli effetti dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento e quelli dovuti a uno sviluppo economico insostenibile mettono sempre più in pericolo gli abitanti non umani del pianeta, che come noi avrebbero egual diritto alla vita. Una biodiversità dunque sempre più in pericolo, minacciata dall’azione poco rispettosa dell’uomo che, guidata da un progresso tecnologico senza controllo sta causando anzitempo quello che gli scienziati hanno definito il sesto evento di distruzione di massa che secondo le stime porterà alla scomparsa entro i prossimi cento anni di un quarto delle specie viventi.
E infatti già ora una percentuale preoccupante dei mammiferi più caratteristici del pianeta è in via di estinzione. Secondo il giudizio di insigni scienziati sono a rischio un terzo degli anfibi, un mammifero su quattro, e una specie di uccelli su otto, a causa soprattutto dei cambiamenti climatici e della distruzione degli habitat da parte dell’uomo. Ecco perché diventano importantissime leggi tese alla salvaguardia di tutte le specie animali in pericolosensibilizzazione anche in quelle remote aree del mondo in cui per esempio per cultura o per tradizione, o semplicemente per mere ragioni economiche e commerciali, le popolazioni locali continuano a decimare le specie a rischio estinzione.
È da questa motivazione che è nata un’interessantissima pubblicazione, edita dalla Bradt Travel Guides e tradotta in italiano da FBE Edizioni, che si basa sui dati delle statistiche del progetto EDGE (Evolutionary Distinct and Globally Endangered) e una più capillare (redattore, fotografo e illustratore), della Zoological Society of London intitolata “100 animali da vedere prima che scompaiano”. In essa i due autori, Nick Garbutt (fotografo di natura e scrittore) e Mike Unwin tracciano la mappa delle specie a rischio estinzione (con descrizione del comportamento di ogni animale, del suo habitat, dei pericoli che affronta per sopravvivere e del modo per i viaggiatori di poter ancora osservarli nel loro contesto naturale) dividendo la Terra in diverse macroregioni biogeografiche.
Eurasia
È la più grande regione biogeografica della Terra che ricopre circa un terzo delle terre emerse e racchiude tutti i tipi di habitat, da ampie praterie, deserti, fitte foreste di conifere, tundre ghiacciate e le più elevate montagne del mondo. Si estende dall’Europa e dalla Russia fino all’Artico, comprese le regioni della Cina e dell’India. Le specie a rischio in Eurasia sono molte tra cui la lince iberica, un elegante predatore che assomiglia a un grosso gatto domestico, il cammello battriano, l’onagro un simpatico asino che si nutre di erbe, arbusti e piante e che vive in Medio Oriente, la saiga, uno strano incrocio tra una gazzella e una pecora. E ancora il ghiretto del Giappone, il lori gracile, un minuscolo primate dagli occhi piatti che ama molto stare in compagnia, il panda gigante, scoperto nel 1869 dal naturalista francese Pére Davide, che rappresenta il simbolo più significativo della protezione dell’ambiente. E poi la volverina, donnola gigante della famiglia dei mustelidi, imparentata con donnole, furetti tassi e lontre, il coniglio amami, la foca monaca, la pica della steppa, l’orso labiato, il rinoceronte indiano, il leopardo delle nevi, il gerbo dalle grandi orecchie, il Baiji, o delfino del fiume Yangtze, la tigre.
Oggi l’Australasia, che comprende Australia, Nuova Zelanda, Melanesia, Nuova Guinea e altre isole del Pacifico, ospita la maggioranza dei marsupiali del mondo o mammiferi “provvisti di sacche” e tutti i monotremi (mammiferi che depongono le uova). Soprattutto i marsupiali si sono diffusi in tutte le nicchie ecologiche presenti nella regione. L’arrivo dell’uomo ha avuto un forte impatto sulla fauna e sulla flora di questa regione. I primi coloni hanno cacciato i mammiferi fino a causarne l’estinzione e le successive invasioni umane hanno contribuito alla scomparsa di numerose specie native, mettendole a rischio di estinzione. Il potoro dai piedi lunghi, l’echidna dal becco lungo, i peramele, piccoli marsupiali simili a ratti, il cuscus a macchie nere, la talpa marsupiale, il possum pigmeo di montagna, il pipistrello minore dalla coda corta, i wallaby delle rocce che ricordano molto i canguri. In questa specifica regione è stato istituito il WAFA, Western Australian Forest Alliance, un’organizzazione attiva che intende porre fine alla distruzione dell’antica foresta locale, che unita all’emissione di carbonio, è una delle cause principali del riscaldamento globale.
Il saccheggio inesorabile delle risorse di questo continente oggi fa sì che numerose specie di animali selvatici debbano lottare per la loro sopravvivenza. Tra quelli a rischio l’elefante africano, il più grande animale vivente del pianeta e il gorilla di montagna, gigante socievole che ama vivere in nuclei familiari stabili, il ghepardo, l’ippopotamo pigmeo, il rinoceronte nero, il bonobo, una delle ultime famiglie di scimmie scoperte dalla scienza con la quale, come umani, abbiamo in comune ben il 95% del nostro patrimonio genetico.
Questa isola africana rappresenta un autentico “laboratorio” evolutivo e infatti vi si sono sviluppate specie animali endemiche, che esistono cioè soltanto qui. L’arrivo dell’uomo però ne ha devastato in maniera irreparabile tutta la ricchezza tanto che rimane oggi soltanto il 15% delle foreste che un tempo ricoprivano l’isola. È pertanto ovvio che come conseguenza molte specie animali si siano già estinte. Fra queste molti grandi lemuri, tre specie di ippopotamo pigmeo e l’uccello elefante (Aepyornis maximuns), il più grande uccello mai vissuto. Fra quelle invece che rischiano oggi l’estinzione diverse famiglie di lemuri, il sifaka, il topo maggiore, l’aye-aye, l’indri, il falanouc, tutte specie che esistono solo in Madagascar.
Nuovo Mondo
La regione che va dall’America settentrionale subartica fino al centro e sud America, tra cui l’Amazzonia, la foresta tropicale più vasta del mondo in cui vivono più del 50% delle specie animali e vegetali che si conoscono. Fra gli animali a rischio il bradipo tridattilo dal collare, la lontra gigante, l’armadillo gigante, il crisocione (detto anche lupo dalla criniera), il gatto delle Ande, il bisonte americano, il tapiro delle Ande.
Confina a nord con la Cina, a sud est con l’Australasia e a ovest col subcontinente indiano e comprende una moltitudine di isole molte delle quali parte del più grande arcipelago del mondo, l’Indonesia. Dopo Amazzonia e Congo ospita la terza foresta pluviale più estesa del mondo. Fra le specie a rischio l’elefante asiatico, il pipistrello calabrone, il coniglio di Sumatra, il rinoceronte di Java, il babirussa, l’orang-utan (il famoso orango rosso).
Diverse sono anche le specie marine a rischio. Fra queste il leone marino di Steller (vive nella parte dell’Oceano Pacifico che lambisce Alaska, Canada e Nord California), la balenottera comune, il capodoglio, la balenottera azzurra, il dugongo (che abita le acque che dall’Australia si spingono fino alle coste orientali dell’Africa), il beluga, che fa parte della famiglia delle balene bianche, e ovviamente anche gli orsi polari che vivono fra i ghiacci e i gelidi mari delle aree più fredde del nord del pianeta.
foto: le immagini utilizzate sono tratte dal libro “100 animali da vedere prima che scompaiano” di Nick Garbutt e Mike Unwin.