Australia: il divieto di uso dei social per i minori di 16 anni è legge

È stata approvata la legge che in Australia vieta l’accesso ai social ai minori di 16 anni: è la più restrittiva al mondo. Previste sanzioni fino a 30 milioni di euro per le aziende che non si adegueranno

Dopo un lungo dibattito in merito, l’Australia ha approvato una legge senza precedenti che vieta ai minori di 16 anni l’accesso ai social media, segnando un passo audace nella regolamentazione dell’uso di internet da parte dei giovani.

La normativa, considerata la più restrittiva a livello globale, è stata presentata come un’importante misura per proteggere la salute mentale dei ragazzi e ridurre l’impatto negativo delle piattaforme digitali. Il Primo Ministro Anthony Albanese ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, definendola un intervento necessario per contrastare i danni psicologici causati dai social media. “Questa legge è per le mamme e i papà” ha dichiarato, aggiungendo che il governo ha il dovere di fermare ciò che considera una minaccia crescente per le giovani generazioni.

La legge impone alle piattaforme di social media l’implementazione di rigorosi sistemi di verifica dell’età, come l’uso di tecnologie biometriche o la richiesta di documenti d’identità. Le aziende che non si adegueranno rischiano sanzioni fino a 50 milioni di dollari australiani, equivalenti a circa 30 milioni di euro. Tuttavia non sono previste multe per gli utenti che violano il divieto.

Diventerà un modello per altri Paesi?

Secondo le statistiche ufficiali, una percentuale significativa di adolescenti australiani tra i 14 e i 17 anni ha dichiarato di essere entrata in contatto con contenuti dannosi attraverso i social media. Ciò ha alimentato il dibattito sull’urgenza di misure più severe.

Nonostante ciò, la nuova normativa ha suscitato opinioni contrastanti. Una lettera aperta firmata da 140 esperti evidenzia i possibili effetti collaterali del divieto, come l’isolamento sociale e il rischio che i giovani si spostino verso ambienti digitali meno controllati, come il dark web.

L’approccio australiano, che entrerà in vigore tra un anno, potrebbe diventare un modello per altri Paesi. Alcune giurisdizioni hanno già adottato misure simili: la Francia e diversi stati americani, come la Florida, hanno fissato limiti di età per l’accesso alle piattaforme, sebbene meno restrittivi.

Sebbene non vi sia ancora un consenso unanime sull’entità del problema, è chiaro che l’impatto dei social media sulla salute mentale dei ragazzi rappresenta una sfida globale. La legge australiana punta a dare priorità al benessere dei giovani, aprendo la strada a un dibattito più ampio sull’equilibrio tra libertà digitale e protezione delle nuove generazioni.

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