Qual è la temperatura corporea media? Uno studio ha scoperto che è più bassa di quanto pensassimo

Si credeva che la temperatura corporea media fosse di 37°C, ma in realtà è scesa a 36,6°C grazie ai progressi nella medicina e il miglioramento delle condizioni di vita

La temperatura corporea media, a lungo considerata un valore fisso di 37°C, potrebbe non essere più il riferimento universale che credevamo. Una ricerca dell’Università di Stanford guidata da Julie Parsonnet ha evidenziato che la temperatura media si è gradualmente abbassata, scendendo a circa 36,6°C negli ultimi due secoli. Questo cambiamento è stato rilevato confrontando dati storici e contemporanei raccolti su oltre 680.000 misurazioni.

Lo studio ha analizzato tre dataset principali: il primo, risalente al 1862, includeva dati di veterani della Guerra Civile Americana; il secondo proveniva da ricerche effettuate tra il 1971 e il 1975; il terzo riguardava rilevazioni effettuate tra il 2007 e il 2017. I risultati hanno mostrato un calo medio di 0,03°C per decennio, un trend coerente tra uomini e donne.

Secondo Parsonnet, questa diminuzione non è attribuibile a errori di misurazione, poiché i metodi utilizzati sono stati adeguatamente normalizzati. La spiegazione proposta riguarda i progressi nella medicina e il miglioramento delle condizioni di vita: vaccini, antibiotici e un migliore accesso alle cure hanno ridotto le infezioni e le infiammazioni croniche. Questo ha diminuito l’attività del sistema immunitario, contribuendo al raffreddamento corporeo.

La temperatura può variare tra 36,1°C e 37,2°C

La temperatura corporea non è un valore unico e statico, ma può variare in un intervallo compreso tra 36,1°C e 37,2°C in individui sani, a seconda di fattori come l’età, il genere, l’orario della giornata e il sito di misurazione (ascellare, orale o rettale).

Tuttavia, il valore di 37°C, stabilito nel 1868 dal medico tedesco Carl Reinhold August Wunderlich, potrebbe essere stato sopravvalutato a causa di strumenti meno precisi rispetto a quelli moderni. Questi risultati hanno implicazioni non solo accademiche, ma anche cliniche: potrebbero influenzare il modo in cui definiamo febbre o ipotermia. Ad esempio, una febbre lieve oggi è considerata sopra i 37,2°C, mentre una febbre piena si manifesta sopra i 38°C, spesso accompagnata da sintomi come brividi o dolori muscolari.

In pratica, dunque, il corpo umano sta diventando progressivamente “più freddo”, probabilmente come riflesso di un’umanità più sana e meno esposta a stress immunologici cronici. Sebbene il trend possa stabilizzarsi in futuro, sono necessarie ulteriori ricerche per comprenderne appieno le cause e le implicazioni globali.

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Fonte: eLife

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