Antonio Tricarico di ReCommon è stato denunciato da Eni per diffamazione a seguito di un'intervista rilasciata a Report in cui evidenziava la coincidenza temporale tra l'assegnazione del giacimento di gas Zohr in Egitto e la tragica vicenda di Giulio Regeni
Eni finisce al centro delle polemiche per un attacco alla libertà di informazione. Questa volta nel mirino del colosso energetico è finito Antonio Tricarico, portavoce di ReCommon, denunciato per diffamazione a seguito di un’intervista rilasciata alla trasmissione Report lo scorso 5 maggio.
Nel servizio, Tricarico aveva parlato di una “sovrapposizione totale” tra il periodo della trattativa per l’assegnazione della licenza di sviluppo e gestione del ricco giacimento di gas di Zohr, conclusasi a febbraio 2016, e i giorni in cui Giulio Regeni fu rapito, torturato e barbaramente ucciso da parte delle forze di sicurezza egiziane.
Zohr, scoperto nell’agosto 2015 dalla stessa Eni, è il più grande giacimento di gas mai scoperto nel Mediterraneo e si trova a 200 chilometri a nord dalla costa egiziana di Port Said.
Le dichiarazioni di Tricarico acquistano ancor più peso dopo che, domenica sera, Report ha rivelato di essere entrata in possesso di mail, documenti e rapporti riservati che testimoniano come, nei giorni in cui scoppiava il caso Regeni, i vertici dell’Eni abbiano incontrato il governo egiziano, proprio mentre Il Cairo si sottraeva alle richieste di informazioni da parte delle istituzioni italiane.
🔴 Eni ha denunciato per diffamazione a mezzo stampa @atricarico72 di ReCommon in relazione alle dichiarazioni da lui rilasciate durante la puntata di @reportrai3 dello scorso 5 maggio.
L’accusa nei confronti dell’esponente di ReCommon appare come l’ennesimo tentativo di mettere… pic.twitter.com/cymno9UFT8
— ReCommon (@Recommon) November 18, 2024
ReCommon ha subito espresso la sua vicinanza a Tricarico, ribadendo «la ferma intenzione di continuare le campagne di comunicazione e di informazione sulla principale multinazionale fossile italiana, esponendo le sue responsabilità nella crisi climatica in atto». L’associazione ha inoltre sottolineato come l’accusa nei confronti del suo portavoce appaia «come l’ennesimo tentativo di mettere a tacere una voce scomoda».
Non è la prima volta che ReCommon si scontra con Eni. Lo scorso ottobre, l’organizzazione è stata citata in giudizio insieme a Greenpeace Italia dalla stessa Eni per aver intrapreso, secondo l’azienda, «una campagna d’odio». Inoltre, è ancora pendente davanti alle Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione la «giusta causa» climatica intentata da ReCommon contro Eni nel maggio 2023.
Solidarietà a Tricarico è stata espressa anche dall’ong Extinction Rebellion e da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha dichiarato: «Tricarico e organizzazioni come ReCommon svolgono un ruolo cruciale nel garantire trasparenza e giustizia. Sulla vicenda Eni siamo tutti chiamati a dare un contributo di verità sull’assassinio di Giulio Regeni».
La vicenda Regeni è una ferita ancora aperta per l’Italia. Giulio Regeni, dottorando all’Università di Cambridge, stava conducendo una ricerca sui sindacati indipendenti in Egitto quando è stato rapito, torturato e ucciso. Le autorità egiziane hanno sempre negato ogni coinvolgimento nella sua morte, ma le indagini condotte dalla Procura di Roma hanno portato a individuare alcuni membri dei servizi segreti egiziani come responsabili del suo omicidio.
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