Il nostro Mediterraneo sta letteralmente bollendo

Nel Mediterraneo, la temperatura superficiale è aumentata di oltre 1°C in 25 anni, mettendo a rischio la biodiversità marina e aumentando il rischio di eventi meteo estremi. Nel fattempo, la tempeatua media globale ha raggiunto +1,49°C, avvicinandosi alla soglia critica di +1,5°C

Il pesce palla maculato, un tempo confinato ai mari tropicali, nuota ormai tranquillo nelle acque del Mediterraneo. Sulle coste siciliane, i pescatori catturano barracuda, specie tipica dell’Atlantico orientale. Cosa sta succedendo? Il Mare Nostrum si sta tropicalizzando?

Due recenti studi scientifici confermano gli effetti del cambiamento climatico sull’aumento termico. La temperatura superficiale del Mediterranea è aumentata di oltre 1°C negli ultimi 25 anni, mentre a livello globale siamo pericolosamente vicini alla soglia critica di +1,5°C rispetto all’era preindustriale.

Il Mediterraneo si trasforma

Immaginate di fare un tuffo nelle acque cristalline della Sardegna tra qualche anno. Invece di incontrare banchi di sardine e orate, potreste ritrovarvi faccia a faccia solo con pesci scorpione. Non è fantascienza, ma una possibile conseguenza del riscaldamento del Mediterraneo.

Un team di ricercatori di ENEA e INGV, in collaborazione con la compagnia di navigazione GNV, ha monitorato per 25 anni la temperatura delle acque del Mar Ligure e del Tirreno. I dati, raccolti in 100 campagne oceanografiche, mostrano un aumento della temperatura media superficiale di oltre 1°C dal 1999 ad oggi.

E non è solo la superficie a scaldarsi: anche gli strati più profondi, fino a 800 metri, registrano un aumento di +0,4 – +0,6°C tra i 100 e i 450 metri, e di +0,3 – +0,5°C tra i 450 e gli 800 metri. Per avere un’idea dell’energia in gioco, basti pensare che per indurre un tale aumento di temperatura sarebbe necessaria una quantità di energia pari a decine di volte il consumo di energia elettrica annuale dell’Italia.

Questo riscaldamento delle acque ha un impatto devastante sulla biodiversità marina. Molte specie ittiche, abituate a temperature più basse, sono costrette a migrare verso nord o a maggiori profondità, mentre altre, provenienti da acque più calde, si stanno insediando nel Mediterraneo, alterando gli equilibri degli ecosistemi.

Ma non è tutto. L’aumento della temperatura delle acque può influenzare le correnti marine e l’evaporazione, con possibili ripercussioni sul clima della regione mediterranea. Si prevede un aumento degli eventi meteorologici estremi, come siccità, ondate di calore e alluvioni, con impatti significativi sull’agricoltura, le risorse idriche e la salute umana.

L’Antartide lancia l’allarme: siamo vicini al punto di non ritorno?

Mentre il Mediterraneo si trasforma, dall’Antartide arriva un altro segnale preoccupante. Uno studio pubblicato su Nature Geoscience, condotto dalla Lancaster University, ha analizzato le carote di ghiaccio estratte dal continente antartico, ricostruendo il clima degli ultimi 2000 anni.

I ricercatori hanno utilizzato un nuovo metodo di analisi, basato sulla misura degli isotopi stabili dell’acqua intrappolati nel ghiaccio, per determinare con maggiore precisione le variazioni di temperatura nel corso dei secoli.

I risultati dello studio sono chiari: nel 2023, il riscaldamento globale indotto dall’uomo ha raggiunto +1,49°C (± 0,24°C) rispetto ai livelli preindustriali. Siamo quindi pericolosamente vicini alla soglia di +1,5°C, limite oltre il quale gli scienziati prevedono un’accelerazione degli effetti del cambiamento climatico, con conseguenze potenzialmente irreversibili.

L’aumento delle temperature nel Mediterraneo e della temperatura media globale sono due manifestazioni del cambiamento climatico. Un fenomeno complesso che si manifesta con diverse intensità e modalità nelle varie regioni del globo, ma che ha una causa comune: l’emissione di gas serra derivanti dalle attività umane.

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