Dai fiumi inquinati alle emissioni di gas serra, la produzione di un capo d'abbigliamento colorato ha un costo ambientale molto più alto di quanto immaginiamo. Scopriamo insieme quali sono le sostanze chimiche utilizzate, le loro conseguenze sull'ambiente e sulla salute umana, e quali alternative sostenibili stanno emergendo
Indice
Dietro la vivace gamma di colori che caratterizza il nostro guardaroba si cela un processo industriale complesso e altamente inquinante: la tintura dei tessuti. Un’attività che, se da un lato soddisfa il nostro desiderio di esprimerci attraverso la moda, dall’altro ha un impatto non trascurabile sull’ambiente.
Ogni anno, l’industria dell’abbigliamento utilizza circa cinque trilioni di litri di acqua, solo per tingere i tessuti. A dirlo è il World Resources Institute.
La tintura tradizionale dei tessuti prevede l’immersione dei materiali in vasche contenenti enormi quantità di acqua e sostanze chimiche. Questa pratica non solo consuma risorse naturali preziose, ma contribuisce anche a inquinare fiumi e laghi. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, il settore moda è responsabile del 20% dell’inquinamento idrico industriale mondiale. Le acque reflue dei processi di tintura, infatti, sono ricche di coloranti, metalli pesanti come mercurio e cadmio, sali e acidi, che contaminano le falde acquifere e danneggiano gli ecosistemi acquatici. Il consumo di acqua è altrettanto preoccupante: per produrre un chilogrammo di tessuto tinto si impiegano circa 200 litri d’acqua. Questo fenomeno diventa particolarmente critico in regioni già soggette a stress idrico, dove l’industria tessile contribuisce ad aggravare la scarsità di risorse.
A ciò si aggiungono le emissioni di gas serra generate dal riscaldamento dell’acqua, dall’utilizzo di energia per far funzionare le attrezzature e dalla produzione di sostanze chimiche, tutti fattori che accelerano il cambiamento climatico. Durante il lavaggio dei vestiti, inoltre, le microplastiche contenute nelle fibre sintetiche colorate finiscono negli oceani, minacciando la fauna marina e entrando nella catena alimentare. L’industria dell’abbigliamento è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra.
Il ruolo del fast fashion
Il modello di produzione della fast fashion, che promuove il rapido turnover di capi a basso costo, amplifica ulteriormente questo impatto. Le aziende spingono per produrre continuamente nuove collezioni, alimentando un ciclo insostenibile che porta a un eccessivo sfruttamento delle risorse naturali e a un aumento dei rifiuti. Nel 2019, uno studio della World Bank ha evidenziato come l’industria tessile, legata alla moda veloce, sia responsabile di enormi perdite economiche, generando oltre 100 miliardi di dollari di capi invenduti ogni anno, molti dei quali finiranno nelle discariche.
Inoltre, l’utilizzo di coloranti industriali, come quelli azoici, reattivi e dispersi, comporta rischi per la salute e l’ambiente. I coloranti azoici, ad esempio, sono noti per la loro capacità di rilasciare sostanze cancerogene durante la produzione, mentre i coloranti reattivi, pur essendo efficaci, possono generare composti organici clorurati, dannosi per gli ecosistemi. I coloranti dispersi, invece, sono difficili da rimuovere e tendono a persistere nell’ambiente per lungo tempo, causando problemi di bioaccumulo.
Soluzioni innovative
Nonostante le sfide, sono in corso progressi significativi per ridurre l’impatto ambientale della tintura tessile. Tecnologie innovative, come la tintura digitale, stanno emergendo come soluzioni promettenti. Questa tecnica permette di applicare il colore direttamente sui tessuti senza l’uso di grandi quantità di acqua e sostanze chimiche, riducendo così significativamente l’inquinamento e il consumo di risorse.
Altri approcci, come l’uso di coloranti naturali provenienti da piante, radici e materiali biologici, stanno guadagnando terreno. Questi coloranti non solo sono meno dannosi per l’ambiente, ma riducono anche la necessità di prodotti chimici tossici. L’introduzione di modelli di economia circolare, che prevedono il riutilizzo e il riciclo dei tessuti, e l’uso di bioreattori per fissare i coloranti sui tessuti, sono altre soluzioni che potrebbero contribuire a ridurre l’impronta ecologica dell’industria tessile.
Cosa possiamo fare come consumatori
Il nostro comportamento come consumatori gioca un ruolo fondamentale nel guidare il cambiamento verso una moda più sostenibile. Scegliere prodotti realizzati con processi sostenibili ed investire in capi di qualità che durano nel tempo sono passi fondamentali per ridurre l’impatto ambientale. Inoltre, prolungare la vita dei nostri vestiti tramite riparazioni, scambi o donazioni, e ridurre l’uso di detergenti e lavaggi frequenti, può fare una differenza significativa. Le nostre scelte, infatti, influenzano direttamente le politiche delle aziende e possono contribuire a rendere l’industria tessile più responsabile.
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