Alla scoperta delle più belle leggende e dei miti che raccontano la storia di questa famosa costellazione
Perché la costellazione dell’Orsa Maggiore si chiama così? Qual è l’origine del suo curioso nome? Come tutte le costellazioni, il suo nome deriva dalla forma che appare unendo i “punti” delle stelle principali. Si tratta di una delle costellazioni più importanti del cielo boreale, già descritta dall’astronomo greco Claudio Tolomeo oltre 2000 anni fa.
Nella mitologia greca l’Orsa Maggiore è legata alla figura della ninfa Callisto, di cui si innamorò perdutamente Zeus. A questo punto le versioni del mito differiscono un po’: una di esse narra che Zeus e Callisto fecero un figlio di nome Arcas, ma quando Era lo scoprì, per vendicarsi di Zeus, trasformò la ninfa in un orso, spingendo Arcas a cucciderla.
Zeus e Artemide, dea della caccia di cui Callisto era la ninfa prediletta, fermarono Arcas giusto in tempo per evitare che uccidesse la madre, trasformandolo nell’Orsa Minore. A quel punto Era, infuriata, chiese aiuto alla ninfa Teti affinché maledisse le due costellazioni, costringendole a girare intorno al polo nord celeste per l’eternità.
Un’altra versione del mito racconta che fu Diana a trasformare Callisto nell’Orsa Maggiore perché non aveva rispettato il giuramento di rimanere vergine. Quando Arcade, figlio di Callisto, divenne cacciatore, decise di uccidere l’Orsa Maggiore per difendere le ninfe di Diana, ignaro che fosse sua madre. Zeus allora lo tramutò nell’Orsa Minore.
Esistono ulteriori miti su questa meravigliosa costellazione, come quella dei Nativi Americani secondo i quali l’Orsa Maggiore rappresenta sette fratelli e una sorella che, inseguiti dalla testa della madre, decapitata dal padre, fuggirono in cielo.
Ora che sapete tutto sulle sue origini, non vi resta che alzare gli occhi al cielo, anche perché l’inverno è il periodo migliore per osservarla.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
- Iscriviti ai nostri canali Whatsapp e Telegram
- Siamo anche su Google News, attiva la stella per inserirci tra le fonti preferite
FONTI: Edu Inaf/Amsa Grosseto
Leggi anche: