Questo progetto sta ripristinando la flora autoctona sul fiume Mapocho, tra cui la pianta madre degli indigeni

La Fondazione Mapocho ha avviato un progetto di rimboschimento sul fiume Mapocho, in Cile, reintroducendo piante autoctone come la nalca, la pianta madre degli indigeni

La Fondazione Mapocho Vivo ha avviato un importante progetto di rimboschimento per ripristinare la flora autoctona sulle rive del fiume Mapocho, in Cile. Tra le piante reintrodotte, vi è la nalca (Gunnera tinctoria), una specie autoctona dalle foglie imponenti che può raggiungere fino a quattro metri di altezza.

Conosciuta anche come pangue, è la pianta madre degli indigeni ed è tipica delle foreste pluviali temperate cilene, dove ha avuto un ruolo centrale nella cultura e nella medicina tradizionale Mapuche-Pehuenche, grazie alle sue proprietà terapeutiche per disturbi dello stomaco, febbre, infezioni respiratorie e problemi del tratto urinario.

Questo progetto è nato dopo che i volontari della fondazione hanno identificato alcuni esemplari di nalca durante una spedizione, accorgendosi che in passato era una presenza comune nelle aree urbane del fiume. Spinti dal desiderio di ripristinare l’aspetto originale del Mapocho, i volontari hanno raccolto semi di questa pianta per favorirne la propagazione.

Sono state reintrodotte anche altre specie locali scomparse dal fiume

Attualmente, il rimboschimento si è concentrato nei comuni di Renca e Peñaflor, con l’obiettivo a lungo termine di coprire tutti i sedici comuni attraversati dal fiume, rendendo il Mapocho una zona umida urbana rigogliosa e diversificata.

Il direttore della fondazione, Joaquín Moure, ha sottolineato l’importanza ecologica della nalca, che non solo contribuisce alla catena alimentare, ma crea habitat per insetti e piccoli animali, oltre a fornire frutti che attirano uccelli e rettili.

Il suo sogno è vedere il fiume rinascere, con tonalità verdi vivaci e la ricca varietà di flora autoctona cilena. Questo progetto, oltre a preservare le piante originarie, rappresenta un invito alla comunità locale a conoscere e rispettare le specie autoctone, evitando di sradicarle.

Oltre alla nalca, il progetto ha reintrodotto altre specie locali scomparse dal fiume, tra cui il chilco, la totora, il culén e la coda di volpe. Si tratta di piante che in passato facevano parte dell’ecosistema ripariale del Mapocho e che oggi sono presenti solo nelle aree montuose limitrofe. La fondazione collabora con vivaisti e specialisti paesaggistici per favorire la riproduzione di queste specie e riportare l’equilibrio naturale nell’area, proteggendo la biodiversità locale.

Il progetto di riforestazione di Mapocho Vivo rappresenta dunque un’iniziativa di rigenerazione ecologica e culturale che cerca di riportare in vita le piante iconiche del Cile, contribuendo al benessere dell’ecosistema fluviale e alla sensibilizzazione ambientale della popolazione. Qualcosa da cui prendere esempio e da imitare anche in altri Paesi!

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