Dal Trebbiano d’Abruzzo al Lambrusco Mantovano: ti racconto quali sono i vini italiani più vulnerabili al cambiamento climatico

Una ricerca condotta dall'Università Ca' Foscari di Venezia e da Eurac Research di Bolzano evidenzia come i cambiamenti climatici stiano mettendo a dura prova la viticoltura europea, in particolare le denominazioni di origine protetta (DOP). L'Italia risulta tra i Paesi più colpiti, con alcune regioni a rischio elevato. La capacità di adattamento, legata a fattori socio-economici e normativi, è cruciale per la sopravvivenza di molte DOP

Il cambiamento climatico sta ridisegnando la mappa della viticoltura mondiale, e l’Europa, con il suo millenario patrimonio di tradizioni e denominazioni di origine protetta (DOP), si trova in prima linea ad affrontare questa sfida. Uno studio pubblicato su Nature Communications e coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia e da Eurac Research di Bolzano, analizza la vulnerabilità delle produzioni vinicole europee, mettendo in luce la necessità di un adattamento flessibile per la sopravvivenza di molte DOP, soprattutto in Italia.

Le DOP, come i vini DOC e DOCG italiani, rappresentano un sistema di tutela che lega indissolubilmente un prodotto al suo territorio d’origine, con specifici metodi di produzione e varietà di uve. Questo rigore, che garantisce l’unicità e la qualità del prodotto, può però trasformarsi in un ostacolo di fronte alle nuove condizioni climatiche.

Lo studio ha evidenziato come le regioni vinicole più vulnerabili siano quelle dell’Europa meridionale, tra cui l’Italia, dove l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni rischiano di compromettere la qualità delle uve e la produttività dei vigneti. In particolare, le denominazioni che subiranno i cambiamenti più rilevanti si trovano in Romania, Croazia, Bulgaria, Italia e Ungheria, mentre aree con una forte influenza oceanica, come Portogallo e Canarie, o situate ad altitudini più elevate, come Belgio e Paesi Bassi, saranno esposte a cambiamenti minori.

L’Italia tra i Paesi più colpiti

L’Italia, con il suo ricco patrimonio di vitigni autoctoni e la sua grande varietà di terroir, è particolarmente esposta agli effetti del cambiamento climatico. Secondo lo studio, il 5% delle regioni vinicole europee rischia gli impatti più significativi nei prossimi decenni, non solo per le condizioni climatiche, ma anche per la mancanza di risorse per adattarsi: tra queste, gli autori citano il Trebbiano d’Abruzzo e il Lambrusco Mantovano in Italia, e la Sierra de Salamanca in Spagna.

Per il 25% delle regioni vinicole europee, il livello di vulnerabilità è alto, ma non quanto il gruppo peggiore. Tra queste, ad esempio, Côtes de Provence (Francia), Conegliano Valdobbiadene Prosecco (Italia), Alentejo (Portogallo) e Rioja (Spagna), e alcune denominazioni dell’Italia centrale (ad esempio Colli Maceratesi e Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo).

Paradossalmente, la stessa rigidità che protegge l’unicità delle DOP può renderle più vulnerabili al cambiamento climatico. I disciplinari di produzione, infatti, impongono regole precise su diversi aspetti, tra cui:

  • Varietà di uve: spesso le DOP consentono solo l’utilizzo di vitigni locali e tradizionali, escludendo varietà più resistenti al caldo o alla siccità;
  • Tecniche di coltivazione: i disciplinari possono limitare l’adozione di pratiche innovative come l’irrigazione di soccorso o l’utilizzo di reti antigrandine;
  • Zone di produzione: i confini geografici delle DOP sono rigidamente definiti, impedendo di spostare la produzione verso altitudini più elevate o aree più fresche.

Queste restrizioni, se da un lato garantiscono l’autenticità e la tipicità dei vini DOP, dall’altro possono limitare la capacità dei viticoltori di reagire ai cambiamenti climatici.

Adattarsi per sopravvivere

La capacità di adattamento è un elemento chiave per la resilienza delle DOP. Lo studio ha analizzato 15 indicatori socio-ecologici, tra cui la struttura della popolazione, le risorse finanziarie, le competenze in risorse umane e le caratteristiche del territorio. Le regioni con una maggiore capacità di adattamento, come l’Alto Adige (che rientra nel 70% delle regioni con rischio medio-basso), possono implementare strategie per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, ad esempio investendo in nuove tecnologie, modificando le tecniche di coltivazione o spostando i vigneti ad altitudini più elevate.

Flessibilità normativa: la chiave del futuro

Per molte DOP, la sopravvivenza passa anche attraverso una maggiore flessibilità normativa. I disciplinari di produzione, che definiscono le regole per la produzione di un vino DOP, devono essere in grado di adattarsi alle nuove esigenze, consentendo ad esempio l’introduzione di nuove varietà di uve più resistenti al calore o la modifica delle pratiche colturali.

Un esempio virtuoso arriva da Bordeaux, dove è stata recentemente introdotta la possibilità di utilizzare la Touriga Nacional, un vitigno portoghese adattato a climi caldi, per aumentare la resilienza della regione ai cambiamenti climatici.

Il cambiamento climatico rappresenta una sfida epocale per la viticoltura, e le DOP, simbolo di tradizione e qualità, sono chiamate a un profondo processo di adattamento. La flessibilità normativa, l’innovazione tecnologica e la valorizzazione delle risorse socio-economiche sono gli strumenti per garantire un futuro sostenibile a questo prezioso patrimonio.

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