In Artico, il cambiamento climatico crea pericolose condizioni per gli orsi polari, intrappolati da blocchi di ghiaccio che si formano sulle loro zampe. L'aumento delle temperature provoca ferite dolorose a causa del gelo-disgelo, una sfida inaspettata per la sopravvivenza di questa specie
Lo sappiamo, il cambiamento climatico sta trasformando la morfologia del nostro Pianeta e, in particolare, quella delle aree più fragili, come l’Artico. E proprio qui, gli orsi polari ne stanno subendo le conseguenze in modi inaspettati e dolorosi.
Una nuova ricerca condotta dall’Università di Washington, e pubblicata su Ecology, rivela che le zampe di alcuni di questi grandi mammiferi carnivori sono gravemente ferite e compromesse da blocchi di ghiaccio, fino a 30 centimetri di diametro, che li intrappolano e impediscono loro di muoversi. Le ferite, mai documentate prima, confermano per l’ennesima volta che l’aumento delle temperature sta alterando l’ambiente artico, facendo fondere ghiaccio e neve – una condizione che minaccia la sopravvivenza degli inquilini di una delle aree più fredde del Pianeta.
Kristin Laidre, autrice principale dello studio e scienziata al UW Applied Physics Laboratory, ha spiegato che il fenomeno è legato ai cicli di gelo e disgelo indotti dal riscaldamento globale. Tra il 2012 e il 2022, Laidre e il coautore Stephen Atkinson, veterinario specializzato in fauna selvatica, hanno studiato due popolazioni di orsi polari: una nel Bacino di Kane, tra il Canada e la Groenlandia, e una nella Groenlandia orientale, sopra il 70° parallelo.
I ricercatori hanno così avuto modo di osservare e documentare lesioni e accumuli di ghiaccio, specialmente sulle zampe degli adulti, che causano, perdita di pelo, dolore e quindi difficoltà di movimento. In particolare, nei casi più gravi, due orsi si trovavano con enormi blocchi di ghiaccio incollati alle zampe, tagli profondi e sanguinanti che impedivano loro di camminare.
Ghiaccio sulle zampe: le cause di un fenomeno inedito
Il team di ricerca ha ipotizzato tre ragioni principali per questo accumulo di ghiaccio, tutte strettamente connesse al riscaldamento globale.
La prima causa è la fusione della coltre bianca artica che si mescola con l’acqua piovana, creando un fango che si congela sulle zampe degli orsi quando la temperatura si abbassa nuovamente. Il secondo fattore è la rapida fusione della neve superficiale, seguita però da un ricongelamento in croste dure e affilate, che i pesanti orsi polari rompono calpestandole e riportando tagli dolorosi.
La terza ipotesi coinvolge il “ghiaccio veloce”, ovvero ghiaccio marino sottile ancorato alla terraferma che si trova nei pressi di ghiacciai d’acqua dolce. Il riscaldamento globale che si abbatta sull’Artico rende questo ghiaccio più sottile, permettendo all’acqua marina di filtrare e creare fanghiglia, che si congela formando blocchi di ghiaccio solidi sulle zampe degli orsi.
Questi blocchi possono aderire strettamente alla pelle e non solo ai peli delle zampe, impedendo agli orsi di rimuoverli autonomamente. In altre regioni, gli orsi polari che percorrono lunghi tratti a nuoto riescono a liberarsi dal ghiaccio grazie al calore dell’acqua, un’opportunità rara per le popolazioni dei margini dei ghiacciai che nuotano meno frequentemente in primavera.
Le conseguenze per la popolazione degli orsi polari
Sebbene le lesioni non colpiscano ancora tutti gli individui, i numeri sono preoccupanti: nel Bacino di Kane, tra i 61 orsi esaminati, 31 presentavano lacerazioni e accumuli di ghiaccio, mentre nella Groenlandia orientale 15 orsi su 124 mostravano segni di lesioni simili. Le ferite erano più comuni tra i maschi adulti, che per il peso maggiore sono più vulnerabili alla rottura del ghiaccio superficiale e tendono a percorrere maggiori distanze durante la caccia e l’accoppiamento.
Gli scienziati restano cauti sul possibile impatto a lungo termine per queste popolazioni. Sebbene ogni orso colpito subisca danni evidenti e spesso debilitanti, stabilire se e quanto queste condizioni estreme rappresentino una minaccia per la sopravvivenza complessiva della specie richiede ulteriori studi.
Melinda Webster, scienziata dell’Università di Washington che ha recentemente pubblicato una ricerca correlata, ha dichiarato che le superfici ghiacciate dell’Artico si stanno rapidamente trasformando, perdendo neve nella tarda primavera e in estate, mentre piogge episodiche contribuiscono a modificare (e compromettere) ulteriormente il manto nevoso. Tutte queste variazioni creano condizioni difficili e imprevedibili per gli spostamenti degli orsi polari.
Il punto di vista della comunità indigena e l’impatto sui cani da slitta
Per comprendere se questo fenomeno sia del tutto recente, il team di ricerca ha anche consultato i cacciatori indigeni delle zone artiche, custodi di un sapere antico sulla fauna locale. I cacciatori del Bacino di Kane hanno confermato che le lesioni alle zampe degli orsi sembrano essere un fenomeno recente, attribuibile al maggior movimento degli animali durante le stagioni di caccia e accoppiamento. Hanno anche notato che condizioni simili danneggiano i cani da slitta, sui cui cuscinetti si formano blocchi di ghiaccio e che ora necessitano di tagli periodici del pelo tra le zampe per evitare lesioni.
Alla domanda su cosa si possa fare per migliorare la situazione, Laidre ha risposto con un’unica, diretta, soluzione: ridurre le emissioni di gas serra e cercare, così, di contenere il riscaldamento globale.
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