Chiara Adorno ha perso la vita a soli 18 anni, travolta prima da uno scooter e poi da un’auto guidata da un uomo che era impegnato a usare WhatsApp: è tempo di dire basta a questi comportamenti e stabilire pene esemplari
Chiara Adorno, una giovane di 18 anni studentessa di Scienze biologiche, è stata investita e uccisa lo scorso 7 novembre 2023 mentre attraversava sulle strisce pedonali della Circonvallazione, vicino al Policlinico di Catania.
La ragazza, originaria di Solarino, era in compagnia del fidanzato, che è rimasto ferito durante l’incidente e ha assistito impotente a una scena drammatica: la giovane è stata colpita prima da uno scooter e poi da un’auto, riportando ferite fatali.
Le indagini preliminari condotte dalla Procura di Catania hanno individuato i due responsabili, entrambi uomini di 27 anni. Si tratta del motociclista a bordo dello scooter Honda SH e dell’automobilista alla guida di una Fiat Punto.
Ne riparliamo perché dalla ricostruzione effettuata grazie alle perizie tecniche è emersa una doppia verità agghiacciante: entrambi viaggiavano a velocità eccessiva per quel tratto di strada. Al momento dell’impatto, il motociclista stava guidando a circa 72 chilometri orari, ben oltre i limiti consentiti, mentre l’automobilista procedeva addirittura a 85 chilometri orari. Chiara, già a terra dopo il primo impatto con lo scooter, non ha avuto scampo al sopraggiungere della seconda vettura, che l’ha travolta ancora.
Non una distrazione, ma una scelta consapevole
Ancor più grave è il fatto che le indagini hanno accertato il motivo del fatto che l’automobilista non abbia visto il corpo di Chiara al momento dell’incidente. L’uomo, secondo quanto riportato dalla procura etnea, era impegnato a leggere e rispondere ad alcuni messaggi su WhatsApp mentre si trovava alla guida.
Un dettaglio agghiacciante che non fa che ribadire ancora una volta la frequenza con cui i conducenti sottovalutano i rischi legati all’uso dello smartphone durante la guida, spesso con conseguenze disastrose.
Ora la Procura di Catania dovrà stabilire se chiedere il rinvio a giudizio per i due indagati, un passo importante nel percorso di giustizia per la giovane Chiara Adorno e la sua famiglia, che ha perso una figlia così promettente e piena di sogni in una tragedia evitabile.
E non possiamo non riflettere su come l’uso del cellulare alla guida non possa più essere “banalizzato” come una semplice distrazione: è una scelta consapevole di distogliere gli occhi dalla strada per fare altro. Una scelta che, come in questo caso, può uccidere.
Per quanto questi incidenti siano purtroppo frequenti, le conseguenze legali sono ancora insufficienti per disincentivare tali comportamenti. È tempo di inasprire le pene per chi usa il cellulare mentre guida, affinché tragedie come quella di Chiara non si ripetano. L’attenzione e la responsabilità sulla strada sono doveri ineludibili: violarli non può più restare impunito.
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