Nei giorni scorsi, il Re Carlo III e la regina Camilla d'Inghilterra stavano partecipando a un ricevimento parlamentare a Canberra quando la senatrice Lidia Thorpe, senatrice e attivista per i diritti degli aborigeni che da tempo si batte contro la monarchia britannica, ha interrotto l'evento, rievocando il genocidio degli indigeni australiani durante l'era della colonizzazione europea dell'Australia
Gliel’ha detto proprio in faccia: “Hai distrutto le nostre terre, hai commesso un genocidio”, mentre già degli addetti alla sicurezza la trascinavano via di forza. Lei è Lidia Thorpe, senatrice aborigena che nel suo discorso di giuramento di un paio di anni fa ebbe modo di definire la Regina Elisabetta una “colonizzatrice”. Oggi è toccato a Re Carlo III, in visita al Parlamento a Canberra.
Contro di lui, la Thorpe – con un tradizionale mantello di pelle di opossum e agitando il pugno verso Carlo – ha urlato di aver rubato le terre australiane. Nel suo discorso il re stava ricordando gli anni passati da studente nel continente e aveva parlato della pandemia da Covid e della vulnerabilità dell’Australia alla crisi climatica, quando la senatrice indipendente di Victoria si è avvicinata al palco urlando, tra le altre cose, “questo non è il tuo Paese“.
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Avete commesso un genocidio contro il nostro popolo. Restituiteci la nostra terra. Restituiteci ciò che ci avete rubato: le nostre ossa, i nostri teschi, i nostri bambini, la nostra gente. Hai distrutto la nostra terra. Dacci un trattato. Vogliamo un trattato in questo Paese. Sei un genocida.
A differenza della Nuova Zelanda e di altre ex colonie britanniche, di fatto, un trattato con le popolazioni indigene in Australia non è mai stato stabilito. Molti aborigeni e abitanti delle isole dello Stretto di Torres sottolineano di non aver mai ceduto la loro sovranità o la loro terra alla Corona.
Possiamo guidarlo, possiamo farlo, possiamo essere un paese migliore, ma non possiamo inchinarci al colonizzatore, i cui antenati di cui ha parlato sono responsabili di omicidi di massa e genocidi di massa.
Intanto, gli aborigeni australiani sono circa il 3% dei 26 milioni e più di cittadini. Molti sono in carcere per reati minori, mentre circa un terzo vive al di sotto della soglia di povertà e in centinaia sono stati sottratti alle loro famiglie per essere cresciuti come “bravi australiani”: è la cosiddetta Stolen Generation, la “generazione rubata”, allontanati con la forza delle leggi australiane da Governi, chiese ed enti assistenziali dall’inizio del 900 fino agli anni ’70.
Eppure, l’anno scorso, un referendum per dare maggiori diritti politici e riconoscimento agli indigeni è stato clamorosamente respinto.
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