Serenate e selfie con l’alluvione: la spettacolarizzazione della catastrofe è servita

Alluvioni ed esondazioni, da Torino all’Emilia, tra case e negozi distrutti, tra serenate e selfie con le piene dei fiumi. Tra la mancanza di empatia e quel senso di assuefazione che ci rende un po’ meno umani

Seduto su un muretto, chitarra sulle gambe a strimpellare qualcosa. Dinanzi a lui una ragazza, in piedi, la custodia della chitarra poco più in là, smartphone in mano. Ma dietro di loro l’apocalisse, un fiume in piena come non si vedeva da anni.

È il “quadretto” immortalato nelle scorse ore a Torino, dove la Dora si è ingrossata e allagato mezza città. Non li ha fermati quell’acqua alta e pericolosa e lo scatto che li riprende ha fatto il giro dei social. Possibile essere così insensibili e irresponsabili, si chiede il tribunale del web, mentre ancora nitide sono le immagini di quella che poi si tramutò in tragedia: l’inondazione improvvisa del Natisone.

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E non solo: tutto ciò accadeva anche mentre l’Emilia Romagna era piegata in due tra migliaia di sfollati e un ragazzo morto. Non potevate farne a meno?

Pare di no: la pioggia e il fiume oltre i livelli degli argini non hanno scoraggiato quei due giovani, colpevoli solo – forse – di essere troppo piccoli per capire la sottile linea rossa del rischio, ma già troppo grandi – forse – per assecondare chi di sicuro aveva già avvisato di non essere là. Empatizzare, poi, con il disastro umano e ambientale che c’era attorno probabilmente era chiedere troppo.

Davanti all’impeto di quelle acque, che pochi chilometri più in là stavano distruggendo ciò che apparteneva alla vita di qualcun altro, infatti, i due ragazzi suonavano in tutta tranquillità, come se tutto ciò che accadeva intorno a loro non li riguardasse.

Sono ragazzi, direbbero alcuni. Ma proprio quelli che dovrebbero avere una spiccata sensibilità (e solidarietà verso altri) per questo clima che va a rotoli, direbbero altri. Resta in ogni caso il fatto che scattarsi un selfie lì, proprio lì, è esattamente come farlo laddove è vietato, oltre una staccionata e le recinzioni di un’area protetta per esempio, o dove è avvenuto un delitto.

Una situazione non molto diversa è accaduta in Emilia Romagna, dove è stato necessario l’intervento dei Carabinieri, i quali si sono visti costretti ad allontanare delle persone che scattavano selfie con i torrenti in piena sullo sfondo. A Castelnuovo Sotto, nella Bassa reggiana, si è dovuto istituire un apposito servizio per invitare i cittadini ad allontanarsi.

Un comunicato dell’associazione sindacale Sim Carabinieri ha finanche espresso un profondo sdegno per il comportamento irresponsabile di chi, in piena emergenza alluvionale, si espone al pericolo avvicinandosi agli argini dei torrenti in piena, semplicemente per scattare selfie da condividere sui social. Questo atteggiamento sconsiderato non solo mette a rischio la propria incolumità, ma distoglie risorse preziose e personale impegnato in operazioni di soccorso a favore di chi ha realmente bisogno di aiuto.

È la spettacolarizzazione della catastrofe? Può essere, ma non è solo quella. È la visione egocentrica di ciò che ci sta intorno, delle emozioni che non ci bastano mai. Della svendita della nostra vita sui social ad ogni costo.

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