13enne autistico bullizzato per oltre 1 anno dai compagni di classe: chi ha fallito nell’educare i nostri giovani?

A Caserta un ragazzino di 13 anni autistico è stato per mesi bersagli di insulti, aggressioni fisiche e umiliazioni da parte di tre coetanei: com’è possibile che questi episodi continuino a ripetersi?

A Caserta l’ennesimo episodio di bullismo non può che riaccendere nuovamente il dibattito sull’aggressività e il degrado morale che serpeggia tra i più giovani. La vittima è un ragazzino di tredici anni autistico e con ritardo cognitivo che per mesi è stato bersaglio di insulti, aggressioni fisiche e umiliazioni da parte di tre coetanei, di età compresa tra i dodici e i quattordici anni.

La denuncia, presentata dai genitori del giovane alla Polizia di Stato, ha dato il via a un’indagine che ha portato alla luce un quadro preoccupante: fin dal maggio 2023, il ragazzo è stato vittima di atti denigratori da parte di un gruppo di compagni di classe.

Secondo quanto emerso, i tre ragazzi non solo lo avrebbero insultato e aggredito fisicamente, ma avrebbero anche creato un gruppo su un’app di messaggistica istantanea per tormentarlo ulteriormente con messaggi e insulti. In un’occasione, il giovane è stato obbligato a registrare audio contenenti messaggi volgari e a spogliarsi di fronte ai bulli, che hanno così inflitto ulteriori sofferenze a un ragazzo già vulnerabile.

Il ragazzo ha avuto bisogno di supporto psicologico

In risposta a queste azioni, il questore di Caserta ha emesso un ammonimento per i tre minorenni coinvolti, grazie al Decreto Caivano, che estende tale provvedimento anche ai minori di quattordici anni. Il decreto consente di adottare misure preventive nei confronti di chi non è imputabile penalmente per la giovane età, un passaggio necessario per rispondere alla gravità di questi atti.

I due bulli di dodici e tredici anni, essendo non imputabili, sono stati ammoniti e sottoposti a monitoraggio da parte delle autorità locali in collaborazione con i servizi sociali del Comune di Maddaloni. Il terzo ragazzo, che ha recentemente compiuto quattordici anni, potrebbe invece essere denunciato penalmente, come già accaduto a due altri compagni di classe responsabili di episodi simili e denunciati lo scorso giugno.

La vicenda ha ovviamente segnato profondamente il giovane: per il trauma subìto, si è reso necessario un supporto psicologico e un trattamento farmacologico antidepressivo, un tragico epilogo ad una storia di bullismo già di per sé drammatica.

Ma com’è possibile che, ancora oggi, ci troviamo a dover raccontare atti così orribili tra adolescenti, perpetrati oltretutto ad un ragazzo disabile e che andrebbe protetto e non messo alla gogna? È inevitabile chiedersi se la società stia facendo abbastanza per educare i giovani alla comprensione e al rispetto verso il prossimo.

L’inadeguatezza dei provvedimenti disciplinari – dato che la “punizione” ci sembra parecchio esigua in confronto alle atrocità commesse – e l’assenza di interventi preventivi lasciano spazio a una riflessione amara: fino a quando continueremo a tollerare che i più vulnerabili siano le vittime di una generazione che, anziché essere guidata, viene lasciata alla deriva?

Da un punto di vista sociologico, l’episodio di bullismo a Caserta non rappresenta solo un caso isolato, ma un indicatore di dinamiche sociali e culturali più ampie che toccano i giovani in Italia e in molte altre società moderne. Fenomeni di aggressività e degrado morale tra gli adolescenti verso coetanei vulnerabili, come in questo caso un ragazzo con disabilità, indicano fattori strutturali e culturali che meritano attenzione.

Il degrado che si osserva in casi come questo potrebbe essere in parte attribuito all’influenza limitata di modelli positivi. Le famiglie, la scuola e i mezzi di comunicazione rivestono un ruolo fondamentale nel trasmettere valori come rispetto, comprensione e empatia. Tuttavia, molti adolescenti di oggi sembrano sempre più influenzati da modelli che promuovono l’aggressività, la competizione sfrenata e il bisogno di potere sugli altri.

Il gruppo di pari, inoltre, che è un elemento essenziale per lo sviluppo dell’identità negli adolescenti, potrebbe diventare anche una fonte di pressione sociale negativa. Nel caso specifico, i tre bulli hanno agito insieme, rafforzandosi a vicenda e condividendo un “potere” illusorio sull’altro. La creazione di un gruppo di messaggistica per tormentare la vittima riflette come l’ambiente digitale amplifichi dinamiche di potere che una volta erano relegate a interazioni fisiche. Attraverso il gruppo, gli individui spesso si sentono “protetti” e incoraggiati, non riconoscendo le conseguenze del loro comportamento, soprattutto quando il bullismo si svolge in una dimensione virtuale. Dovremmo anche riflettere sul fenomeno della “disinibizione online”, che porta molti giovani a sentirsi liberi di agire senza la percezione delle conseguenze immediate delle loro azioni. I bulli riescono a sentirsi anonimi e distaccati, il che li porta a minimizzare l’impatto delle loro azioni.  Una generazione in crisi?

Gli episodi di bullismo non dovrebbero essere considerati come eccezioni, ma piuttosto come sintomi di problemi più vasti che richiedono risposte sistematiche, non solo punitive ma educative e preventive. Affrontare il bullismo in modo efficace significa non solo adottare misure di contrasto, ma anche costruire un ambiente che valorizzi l’empatia, l’inclusione e il rispetto verso tutti.

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