Il DDL Sicurezza è arrivato in Senato dopo aver ricevuto il via libera della Camera. Ma, tra le altre cose decisamente opinabili, tra cui sanzioni e carcere per proteste e blocchi stradali a diversi livelli, prevede anche il divieto alla commercializzazione della canapa. Divieto su cui indaga ora la Commissione Ue
Divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa (Cannabis sativa L.), anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati.
Eccola una delle norme (una delle tante), contenuta nell’ultimo disegno di legge voluto dl Governo Meloni e approvato il 18 settembre dalla Camera dei Deputati: è il tanto discusso DDL Sicurezza, il cui articolo 18 propone, appunto, tra l’altro, di vietare la commercializzazione delle infiorescenze di canapa.
Già le associazioni della filiera della canapa in Italia e dei prodotti a base di CBD avevano denunciato alla Commissione Ue la possibilità che il DDL Sicurezza violasse le norme comunitarie, anche considerando la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2020, secondo cui il CBD non può essere equiparato a uno stupefacente.
Motivo per cui la commissaria europea per la salute e la politica dei consumatori Stella Kyriakides ha annunciato di aver aperto un’indagine a riguardo.
Il DDL Sicurezza e la canapa
La misura DDL 1660 inserisce una trentina di modifiche al codice penale formulando venti nuovi reati, estendendo e ampliando sanzioni e aggravanti: è il caso dei blocchi stradali, per dirne una, che diventano reati con pene fino a due anni di reclusione, criminalizza le proteste pacifiche, con l’aggravante per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche, e prevede pene fino a vent’anni per chi protesta nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) e nelle carceri.
Quanto alla canapa, a luglio scorso la Commissione Affari costituzionali e la Commissione Giustizia hanno approvato alcuni emendamenti al disegno di legge Sicurezza, tra cui uno che riguarda la cosiddetta cannabis light, che ha una bassa percentuale di tetraidrocannabinolo (THC), la principale sostanza psicoattiva contenuta nella pianta.
L’emendamento mira a modificare alcune norme contenute nella legge del 2016 che contiene “disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”, allo scopo di impedire definitivamente il consumo ricreativo della cannabis coltivata legalmente in base alla legge del 2016.
Per questo, come dicevamo, il DDL Sicurezza sancisce che “sono vietati l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa coltivata” nel rispetto della legge del 2016, “anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati». Per chi viola questa nuova norma si applicano le sanzioni del “Testo unico in materia di sostanze stupefacenti”.
Cosa dice la Commissione
La Commissione europea ha aperto un’indagine per valutare che le disposizioni presenti nel DLL Sicurezza sulla canapa sia conformi ai Trattati e al diritto derivato dell’Unione.
A giugno di quest’anno l’associazione Canapa Sativa Italia scrisse direttamente alla Commissione Europea denunciando la possibile violazione di diverse normative comunitarie, tra cui proprio la libera circolazione delle merci e la libera concorrenza, e l’incompatibilità con la Politica Agricola Comune dell’Ue e chiedendo alla Commissione di emettere un parere circostanziato al riguardo.
Vedremo, ora, cosa l’Europa dirà a riguardo.
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