“Ma però” e “a me mi piace” sono considerati errori grammaticali, ma secondo l’Accademia della Crusca sono in realtà strumenti stilistici con una specifica funzione espressiva
Per lungo tempo, espressioni come “ma però” e “a me mi piace” sono state considerate errori grammaticali, bollate come segnali di un uso trascurato della lingua italiana. Tuttavia l’Accademia della Crusca, massima autorità linguistica in Italia, ha recentemente rivalutato queste costruzioni, chiarendo che non si tratta di errori, bensì di strumenti stilistici con una specifica funzione espressiva, specialmente nel linguaggio colloquiale.
L’espressione “a me mi piace”, spesso criticata come pleonastica perché combina “a me” e “mi”, apparentemente ridondanti, non è da considerarsi un errore. Questa costruzione, infatti, è usata per dare enfasi al soggetto, rendendo più chiaro e diretto il messaggio.
La ripetizione non impoverisce il significato, anzi, lo arricchisce di sfumature, sottolineando chi è il protagonista dell’affermazione. Ad esempio, quando una persona dice “a me mi piace il gelato”, sta esprimendo con maggiore forza la propria preferenza, rendendo più esplicito il coinvolgimento personale. Questo tipo di linguaggio è molto comune nel parlato, soprattutto in contesti informali o regionali, dove l’esigenza di chiarire e rafforzare il proprio punto di vista può portare all’uso di espressioni apparentemente ridondanti.
“Ma però” può enfatizzare il contrasto tra due idee o azioni
Anche “ma però” è spesso al centro delle critiche linguistiche, poiché entrambe le congiunzioni, “ma” e “però”, introducono un contrasto e la loro combinazione è vista come un’inutile ripetizione. Tuttavia, autori come Dante e Alessandro Manzoni ne facevano largo uso nelle loro opere.
L’Accademia della Crusca sottolinea che “ma però” non è un errore, ma può servire ad enfatizzare il contrasto tra due idee o azioni. Dante, ad esempio, nella Divina Commedia impiegava questa espressione per creare un senso di drammaticità, sottolineando la tensione tra ciò che i personaggi desiderano fare e ciò che riescono effettivamente a fare.
Un altro esempio significativo si trova nei dialoghi ne I Promessi Sposi di Manzoni, dove il “ma però” compare in una conversazione tra amici. In questo contesto, la doppia congiunzione non solo introduce un’opposizione, ma la rafforza, rendendo il discorso più vicino al linguaggio comune. Manzoni, infatti, era maestro nel replicare il parlato popolare, rendendo i dialoghi dei suoi personaggi realistici e vivaci.
Insomma, sia “ma però” che “a me mi piace” non vanno interpretati come semplici errori, ma come strumenti linguistici utili per aggiungere enfasi o chiarire il discorso, soprattutto nel contesto informale. Del resto, se lo dice l’Accademia della Crusca dobbiamo farcene una ragione!
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Fonte: Accademia della Crusca / Accademia della Crusca
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