Una semplice foto o un dettaglio della vita privata dei più piccoli può fare la differenza e attirare i predatori sessuali, esponendo i bambini a rischi enormi
La recente campagna lanciata dall’associazione francese Caméléon ha l’obiettivo di sensibilizzare i genitori sui rischi legati allo “sharenting”, cioè la pratica di condividere foto dei propri figli sui social network. Spesso i genitori pubblicano immagini dei loro bambini in maniera spontanea, ignorando le possibili conseguenze.
Questa campagna, realizzata in collaborazione con LIBRE MullenLowe, utilizza un messaggio forte per mettere in evidenza i pericoli di tali azioni, facendo riflettere sul fatto che ogni foto condivisa può esporre i bambini a rischi reali.
Uno degli elementi chiave della campagna è un video shock, che mostra una madre mentre distribuisce a sconosciuti le foto di sua figlia, insieme a dettagli intimi sulla sua vita privata. Questa scena rappresenta ciò che molte famiglie fanno inconsapevolmente ogni volta che pubblicano immagini sui social media, senza rendersi conto delle implicazioni.
Oltre alle foto, spesso vengono divulgate informazioni come la scuola frequentata dal bambino, i suoi hobby e persino i luoghi che frequenta regolarmente, rendendolo vulnerabile a eventuali predatori. La campagna evidenzia come i predatori sessuali possano usare questi dati per avvicinarsi ai minori.
I predatori possono essere anche in contesti quotidiani insospettabili
È stato stimato che il 40% delle persone che ha visionato contenuti pedofili online ha cercato successivamente di contattare direttamente un bambino. Questo dimostra che la linea tra il mondo digitale e quello reale non è così netta come si potrebbe pensare. Ogni foto condivisa può diventare un mezzo attraverso cui malintenzionati accedono a informazioni preziose per avvicinare i minori.
Un altro aspetto visivo della campagna comprende quattro immagini inquietanti: uomini comuni, che si confondono nella folla, presenti in luoghi frequentati dai bambini, come la scuola o il parco giochi. Ognuno di loro tiene un telefono in mano, un oggetto apparentemente innocuo, ma che può diventare un potente strumento nelle mani sbagliate. Non c’è dunque bisogno di guardare al “diverso” per sospettare: i predatori possano nascondersi tra persone all’apparenza normali e in contesti quotidiani.
Caméléon spera che questa campagna riesca a far riflettere i genitori sulle loro abitudini online e a incoraggiarli a limitare la condivisione di informazioni sui propri figli, per proteggerli da potenziali pericoli. Condividere foto online può sembrare un gesto innocuo, ma in realtà può esporre i minori a rischi gravi. È fondamentale una maggiore consapevolezza per evitare di mettere in pericolo i nostri bimbi.
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Fonte: Associazione CAMELEON
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