Fagioli in scatola, non se ne salva neanche uno: ancora troppo bisfenolo A in tutte le marche testate

I fagioli in scatola possono contenere tracce di bisfenolo a (BPA), una sostanza tossica per la riproduzione e il sistema immunitario. Lo rivela un nuovo test

I fagioli in scatola rappresentano una scelta pratica e veloce in cucina: basta aprire la lattina e utilizzarli come più ci piace. Tale comodità, però, ha un rovescio della medaglia: nelle scatolette può essere presente il bisfenolo A (BPA), una sostanza chimica che può migrare nei legumi.

Il bisfenolo A (BPA) è considerato un interferente endocrino ed è stato ufficialmente classificato dall’UE come probabilmente tossico per la riproduzione. L’esposizione a questa sostanza è stata associata a numerosi problemi di salute, tra cui disturbi ormonali e un aumento del rischio di malattie croniche.

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha evidenziato anche possibili effetti sul sistema immunitario, anche a dosi minime. Di conseguenza, ha drasticamente abbassato la dose giornaliera tollerabile (TDI), fissandola a un livello 20.000 volte inferiore rispetto a prima: 0,2 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo.

Leggi anche: Bisfenolo A: lo sapete che l’Efsa ha abbassato il limite consentito di ben 20mila volte?

Della sua possibile presenza negli alimenti in scatola, non solo fagioli ma anche tonno ad esempio, si è già molto discusso in passato, ma ora un nuovo test condotto dalla rivista tedesca Öko-test ha deciso di indagare ulteriormente, esaminando alcune scatole di fagioli di marche tipiche del mercato tedesco.

Più nello specifico, sono state testate 20 marche di fagioli, incluse 8 referenze biologiche e 5 prodotti in barattolo di vetro. Si trattava principalmente di fagioli pronti, preparati secondo la ricetta dei Baked Beans, che prevede l’aggiunta di salsa di pomodoro, zucchero e spezie.

In ogni campione, gli esperti sono andati a verificare, grazie anche all’aiuto di un laboratorio incaricato dell’analisi:

  • Presenza di bisfenolo A (BPA)
  • Livelli di glifosato
  • Ingredienti aggiuntivi come aromi
  • Trasparenza sull’origine dei legumi
  • Contenuto di zucchero

I risultati

I risultati del test hanno rivelato che solo 5 prodotti non contenevano tracce di BPA, mentre i restanti 13 contenevano livelli variabili di questa sostanza. Scrivono gli esperti tedeschi:

Con una sola eccezione, valutiamo i livelli misurati come “fortemente aumentati”.

La cosa grave segnalata dal test è che la dose giornaliera tollerabile (si fa riferimento però a quella più stringente dell’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi – BfR) viene superata in quasi tutti i prodotti in scatola. Si legge su Öko-test:

Se ipotizziamo che una persona di 60 chilogrammi consumi mezza lattina – che corrisponde a circa 200 grammi – di fagioli in scatola al giorno, 14 prodotti sottoposti al test superano la TDI. Solo un prodotto in scatola contiene livelli di bisfenolo A che classifichiamo come “tracce” . È quindi l’ unico prodotto in scatola nel test a non ricevere detrazioni per il BPA che contiene.

Ma come arriva il bisfenolo A nei fagioli? È probabile che la scatola in cui sono confezionati sia la fonte della contaminazione, nonostante i produttori si difendano affermando che il BPA si trova ormai ovunque nell’ambiente e può quindi penetrare nei prodotti durante diverse fasi di produzione.

Anche questo non è da escludere – scrivono gli esperti tedeschi – Tuttavia, la verniciatura è una possibile fonte di contaminazione.

Infatti, anche se l’uso della resina epossidica, da cui il BPA può trasferirsi agli alimenti, è diminuito, non è possibile escludere il rischio di contaminazione incrociata attraverso la verniciatura esterna.

Ma, alla fine, è secondario da dove provenga il BPA: la cosa davvero importante è che non dovrebbe più essere presente nel nostro cibo!

Dicevamo però che 5 referenze sono risultate “pulite”. Riuscite ad indovinare quali fagioli non contenevano tracce di BPA? Non ci riferiamo ovviamente alle marche, dato che si trattava principalmente di referenze tedesche, ma piuttosto al confezionamento. Ottengono “molto buono” e sono promossi a pieno voto solo i fagioli in vetro.

fagioli migliori test

@Ökotest

La buona notizia è che quasi nessun prodotto conteneva tracce di pesticidi e gli unici 2 in cui sono state trovate erano in quantità molto basse, entro i limiti di legge.

Molti fagioli contenevano però zuccheri aggiunti, specialmente quelli cotti secondo la ricetta dei Baked Beans, che prevede l’aggiunta di salsa di pomodoro, zucchero e spezie. Anche il contenuto di sale è risultato elevato in alcuni marchi, rendendoli meno salutari rispetto ad alternative più naturali.

In questo caso, del test non ci interessano tanto le marche migliori o peggiori, che comunque non sono italiane, quanto un’indicazione di fondo che emerge: è meglio scegliere i fagioli confezionati in vetro. Questo tipo di imballaggio riduce il rischio di contaminazioni, come quella da BPA, offrendo una soluzione più sicura rispetto alle lattine, che possono ancora rappresentare una fonte di esposizione a sostanze indesiderate.

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Fonte: Ökotest

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