Basta giocare a calcio nel centro storico di Frosinone: l’ordinanza del Sindaco che fa discutere e che non tiene conto dell’importanza di questi momenti di socialità
Cosa c’è di più bello di chiedere alla mamma di scendere in piazza e giocare a calcio con gli amichetti, come si faceva una volta? Niente telefonini, niente divertimenti pericolosi, niente scorribande: due sani calci ad un pallone con una porta improvvisata.
Eppure c’è a chi non piace. Lo dimostra il recente divieto di giocare a pallone nelle piazze del centro storico di Frosinone che inevitabilmente ha portato ad aspre polemiche dando vita ad un dibattito su come bilanciare la sicurezza dei cittadini con il bisogno dei bambini di divertirsi.
Il Sindaco Riccardo Mastrangeli ha giustificato l’ordinanza come una misura di sicurezza necessaria per proteggere da eventuali pericoli i cittadini e per evitare danni fisici e materiali, specialmente nei luoghi pubblici recentemente rinnovati, come Piazza Turriziani.
Il primo cittadino ha citato esempi di palloni che hanno colpito persone o che sono finiti nelle strade adiacenti, mettendo potenzialmente a rischio la sicurezza stradale. E non si scherza affatto perché non si tratta di un semplice monito, ma di un divieto vero e proprio che prevede sanzioni pecuniarie fino a 500 euro e persino il sequestro del pallone.
Tutte le conseguenze negative di questo divieto sulla crescita dei ragazzi
Come detto, però, sono montate le polemiche. Se è vero che la sicurezza deve essere una priorità, d’altro canto è fondamentale riflettere sugli effetti a lungo termine di un simile provvedimento sulla crescita dei giovani già duramente provati dagli anni chiusi in casa per via dell’epidemia di Covid.
Vietare completamente un’attività come il gioco all’aperto può avere conseguenze negative che non possono essere ignorate. Il gioco in strada, in particolare il calcio, è una delle forme più tradizionali di socializzazione per i bambini. Non solo favorisce l’esercizio fisico, ma è un’occasione per imparare a rispettare le regole, sviluppare competenze sociali e stringere amicizie.
Questo tipo di interazione non può essere sostituito da attività virtuali o al chiuso, che troppo spesso portano a una vita sedentaria e all’isolamento sociale. Se si vietano spazi pubblici per il gioco, si rischia di privare i giovani di esperienze cruciali che li tengono lontani da comportamenti a rischio.
Inoltre il divieto di giocare nelle piazze, in assenza di valide alternative, potrebbe incoraggiare comportamenti più pericolosi. L’assenza di spazi adeguati potrebbe portare i bambini e gli adolescenti a cercare svaghi meno salutari, aumentando il rischio di coinvolgimento in attività illecite o di dipendenza dalla tecnologia, come smartphone e videogiochi, che già influenzano negativamente la capacità dei giovani di relazionarsi tra loro.
Piuttosto che reprimere il gioco, bisognerebbe cercare soluzioni che permettano ai bambini di divertirsi in sicurezza dando loro campetti gratuiti a cui poter accedere liberamente per sfogarsi e fare attività fisica senza rischi per i passanti, mantenendo così viva la tradizione del gioco in strada e tutto il buono che si porta dietro.
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