Perché si dice “bug informatico”? L’origine del termine (c’entra anche con una vera falena)

La parola “bug” descrive piccoli difetti nei software e nei sistemi informatici e deriva dall’inglese “bugge”, ovvero disturbare. Nel 1947, però, ci fu anche un curioso episodio che riguarda una falena

Il termine “bug” è entrato nel linguaggio informatico per descrivere piccoli difetti nei software e nei sistemi fin dagli albori della tecnologia. Già negli anni ‘70 del XIX secolo, Thomas Edison usava il termine per riferirsi a guasti nei suoi circuiti elettrici. Con l’avvento dei computer negli anni ‘40, gli ingegneri iniziarono a usare “bug” per indicare problemi sia nell’hardware sia nel software.

Ma perché questo nome? Un evento emblematico risale al 9 settembre 1947, quando un team di ingegneri dell’Università di Harvard, guidato dalla pioniera Grace Hopper, scoprì una falena intrappolata all’interno del computer Mark II, che causava malfunzionamenti. Hopper annotò il fatto nel registro del computer, definendo la falena come “il primo caso effettivo di bug”. Questa storia divenne un aneddoto famoso, contribuendo alla popolarità del termine nel contesto informatico.

Bug informatico

@Naval Surface Warfare Center/Wikipedia

Perché proprio “bug”, anche prima di questa situazione? La sua origine non è limitata solo all’aneddoto della falena. In realtà, il termine “bug” deriva dall’antico inglese “bugge”, che si riferiva a creature spettrali e fastidiosi, associando l’idea di disturbo e problemi a situazioni che non procedevano come previsto.

Il verbo “to bug” significa ancora oggi infastidire, suggerendo che l’uso della parola in informatica descrive situazioni in cui qualcosa non funziona correttamente, causando frustrazione agli sviluppatori e agli utenti.

Ci sono diversi tipi di bug, più o meno semplici da correggere

La storia di Grace Hopper è divenuta simbolo non solo del primo “bug” documentato, ma anche di un modo divertente di affrontare le difficoltà che gli sviluppatori si trovano ad affrontare quotidianamente. Rimuovere i bug dal codice può richiedere tempo e impegno, e la loro presenza è un promemoria che le macchine, pur essendo costruite da esseri umani, non sono esenti da errori.

In ambito informatico, un bug si manifesta come un errore di programmazione che può portare a comportamenti imprevisti nei software. I bug possono derivare da errori di sintassi, conflitti di runtime o, più comunemente, da errori di logica.

Questi ultimi derivano da difetti nella struttura del codice, il che significa che il programma non si comporta come previsto dagli sviluppatori e sono i più difficili da identificare e risolvere, richiedendo una comprensione approfondita del codice e una revisione dettagliata. Gli errori di sintassi sono di solito più facili da correggere e si verificano quando il codice presenta errori di battitura o formulazione, impedendo la corretta traduzione del programma nel linguaggio macchina.

I bug logici possono invece richiedere ore di lavoro per essere risolti. La gravità dei bug può variare notevolmente; alcuni sono lievi e quasi invisibili all’utente, mentre altri possono compromettere la sicurezza del sistema, rendendolo vulnerabile ad attacchi informatici.

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